90 anni fa la fine della Grande Guerra: quando la Svizzera voleva invadere l'Italia
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90 anni fa la fine della Grande Guerra: quando la Svizzera voleva invadere l'Italia
90 anni fa la fine della Grande Guerra: quando la Svizzera voleva invadere l'Italia
LUGANO - L'11 novembre 1918 la Prima Guerra Mondiale conobbe la sua fine. Un conflitto che quest'anno, in occasione del 90esimo dal suo epilogo, torna al centro dell'attenzione del grande pubblico. La Grande Guerra cominciò il 28 luglio 1914, quando l'Austria-Ungheria, appoggiata dalla Germania dichiararono guerra alla Serbia, un mese dopo l'assassinio di Sarajevo dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico, una delle più grandi potenze dell'epoca, per opera dello studente nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip.
Nella guerra che vide la sconfitta dei grandi imperi (tedesco, austriaco e Ottomano), la Svizzera ne restò al di fuori. Oggi il Corriere del Ticino dedica la sua terza pagina a un libro tradotto e commmentato da due giovani storici ticinesi, Maurizio Binaghi e Roberto Sala intitolato "La frontiera contesa. I piani svizzeri di attacco all'Italia nel rapporto segreto del colonnello Arnold Keller (1870-1918)" edito da Casagrande che questa sera verrà presentato all'Archivio di stato di Bellinzona alle 18,00.
Il lavoro dei due giovani laureati in storia è cominciato da una traduzione di un documento dattiloscritto in tedesco che fino alla fine degli anni '90 era stato coperto da segreto militare. Il colonnello Arnold Keller aveva preparato due piani di guerra e che riguardavano da vicino il nostro cantone, uno di difesa, uno di attacco.
Italia e Germania, dal 1882 unite da un patto militare difensivo denominato Triplice Alleanza, rappresentavano una minaccia per la piccola Svizzera, che temeva un accordo tra i due paesi per spartirsi la Confederazione. Inoltre l'Italia, dove ferveva un forte nazionalismo che la spingeva a riportare i suoi confini naturali a tutto l'arco alpino, Ticino compreso, suscitava non poche preoccupazioni tra i piani alti dell'apparato militare elvetico che, addirittura, aveva previsto una alleanza con l'Impero Austro-Ungarico in funzione anti-italiana. Negli anni 10, viste le diffidenze italo-svizzere, i due paesi cominciarono ad erigere barriere fortificate lungo i tratti più sensibili.
Il piano per difendere il Ticino
Il colonnello Keller, profondo conoscitore e studioso del Ticino, aveva già messo in conto la perdita del Mendrisiotto, poiché ritenuto indifendibile. La prima linea difensiva, secondo quanto emerso, doveva concentrarsi nel Luganese, con la distruzione del pontediga di Melide, che avrebbe frenato l'avanzata dei nemici verso Nord. L'ultima linea di difesa sarebbe stato il Gottardo e, nella peggiore delle ipotesi, Keller aveva tenuto conto anche della perdita del Ticino.
Il piano d'attacco alla conquista di Milano
Il colonnello Keller aveva anche preparato un piano di attacco elvetico verso l'Italia, attraverso una duplice opzione. La prima prevedeva la conquista della Valtellina della Val d'Ossola, regioni già state elvetiche per secoli. Attraverso la conquista di queste due valli, le truppe dei Grigioni e del Vallese avrebbero potuto raggiungere il Ticino senza attraversare un territorio nemico. Valtellina e Val d'Ossola sarebbero poi servite come strumento di scambio in futuri accordi di pace per riottenere il Ticino e il Vallese. La seconda opzione, quella più romantica e che riporta indietro nel tempo, agli inizi del XV secolo, quando con la battaglia di Marignano si pose fine al controllo degli svizzeri di Milano, governata dal duca Massimiliano Sforza.
Keller infatti aveva preparato una invasione svizzera della Lombardia che voleva raggiungere e conquistare Milano.