Presentato ieri il docufilm diretto da Antonio Platz e prodotto da Marco Fighera
POSCHIAVO - Il regista Antonio Platz e il produttore Marco Fighera hanno presentato ieri sera a Poschiavo il loro docufilm "Mi la verità l'i dita", opera dedicata al periodo dei processi alle streghe nell'arco alpino. È stato girato in Valposchiavo con attori dilettanti.
«Il docufilm, della durata di 32 minuti, è scaturito da una prima esperienza maturata quasi due anni fa», ha spiegato il regista debuttante Antonio Platz. Infatti nel 2020 era stato presentato un primo trailer di 4 minuti, dedicato ai processi per stregoneria in Valposchiavo e girato con attori amatoriali. Dopo questa prima esperienza, il debuttante regista Platz e il direttore della fotografia Fighera, con il supporto specialistico della storica Cristina Codega, hanno deciso di sviluppare il progetto per produrre un vero e proprio film documentario.
Ieri sera le palestre di Poschiavo si sono trasformate in una sala cinema alla presenza di un buon pubblico. "Mi la verità l'i dita" è una frase originale ricavata da un verbale del duplice processo per stregoneria alla giovane Caterina Ross, ruolo interpretato da Anna Zanoli per l'età giovanile e da Elena Vassella per l'età adulta. La ricercatrice storica Cristina Codega ha precisato al pubblico che, oltre alla voce narrante di Luigi Spiga, è stato deciso di dare voce agli attori soltanto attraverso poche frasi originali, tratte dai verbali degli interrogatori del 1669, al termine dei quali la giovane donna fu prima decapitata e infine bruciata. Come nel film di Gabriella Rosaleva del 1982, la scelta è caduta sul caso Caterina Ross perché processata ben due volte, da ragazzina e da giovane donna, e di cui vennero processate e quindi giustiziate anche numerose sue parenti dirette.
Prossimamente gli autori presenteranno e proietteranno il loro film in diverse regioni limitrofe alla Valposchiavo. Non nascondono l'ambizione che, in seguito, "Mi la verità l'i dita" possa magari passare anche in televisione all'interno di un programma di approfondimento. La realizzazione del docufilm ha coinvolto una settantina di persone della Valposchiavo, di cui una trentina fra attori e comparse.
I processi di stregoneria a Poschiavo - Tra il Seicento e il Settecento il tribunale laico locale di Poschiavo istituì un numero elevato di processi contro "streghe" e "stregoni", tra cui uomini, donne, ma anche fanciulli, "colpevoli di essere depositari dell'arte della stregoneria". Secondo quanto emerge dalla documentazione composta da ben 128 processi custoditi nell'archivio comunale di Poschiavo, le "streghe" rinnegavano la Trinità e si ponevano al servizio del Demonio, al quale mostravano devozione attraverso riti collettivi periodici, "atti" con i quali si credeva potessero danneggiare persone, animali e l'ambiente. I processi si sono tenuti per oltre 120 anni, fra il 1631 e il 1753. Numerosi individui furono sottoposti a lunghi e insistenti interrogatori e ad atroci e numerose torture. La confessione estorta conduceva nella maggior parte dei casi alla morte.