In Svizzera manca personale, «ma anche nel nostro Cantone le aziende devono lottare di più» conferma l'economista Maurizio Bigotta
LUGANO - In Svizzera mancano lavoratori. Continuiamo a sentirlo, e arrivano da più fonti statistiche e annunci che allertano del fatto che c’è carenza di manodopera.
Ad esempio un comunicato di fine anno della società x28 parlava di 260'000 posti di lavoro vacanti, in particolare infermieri ed elettricisti, ma anche dirigenti. È un trend presente anche nel nostro Cantone? Per capirlo, abbiamo parlato con Maurizio Bigotta, responsabile Settore Economia dell’Ufficio cantonale di statistica.
«Gli indicatori statistici relativi al Ticino mostrano che nel corso del 2022 le aziende hanno avuto più difficoltà, rispetto al passato, a reperire la manodopera qualificata necessaria» ha confermato l'economista. «Nel terzo trimestre del 2022, il 23% delle aziende che cercano un lavoratore non lo trovano o lo hanno trovato con difficoltà, un anno prima questa quota era del 17%. Un altro indicatore utile in questo contesto è quello dei posti vacanti che risultano in aumento in Ticino anche se restano su livelli relativamente bassi, rappresentando l’1% dei posti di lavoro totali».
«Differenze con il Ticino? Non una novità»
In Svizzera invece di che cifra si parla? «Nel trimestre più recente in Svizzera il 41% delle aziende ha avuto difficoltà a trovare manodopera, un anno prima era il 34%. Come in Ticino aumentano pure i posti vacanti che a livello nazionale si attestano al 2,3% dei posti di lavoro». C’è quindi una solida differenza tra il Ticino e il resto del Paese.
«Queste differenze non sono un fenomeno recente, anche prima della pandemia i dati mostravano un Ticino con meno difficoltà nel reperire manodopera. Una delle spiegazioni sta nella possibilità, per le aziende ticinesi, di assumere non solo tra i lavoratori residenti ma anche nel bacino d'impiego italiano, che nelle sole province limitrofe conta circa due milioni di abitanti».
Esplorando la questione, è poi interessante provare a identificare i motivi di questa carenza di personale. «Sui motivi, la statistica pubblica ha spesso delle difficoltà. I dati, che sono alla base del nostro lavoro, raramente raccolgono questo tipo d'informazione», ha in primis chiarito Bigotta.
«Ci sono però due importanti dinamiche in corso: la ripresa dopo la crisi legata alla pandemia (alcuni settori - come ad esempio la ristorazione - stanno recuperando i posti di lavoro che avevano prima del 2020 e sono quindi alla ricerca) e la demografia. Quest'ultima nei prossimi anni giocherà un ruolo importante: i baby-boomer arrivano all’età di pensionamento (quindi tante uscite dal mercato del lavoro) e ci sono meno giovani all’entrata nel mondo del lavoro.
Tra le cause vi è il calo dei tassi di natalità che si è osservato negli ultimi decenni, ma anche altri fattori quali ad esempio l’allungamento dei percorsi formativi, che porta le persone a entrare dopo nel mondo del lavoro».
Infermieri o dirigenti?
A livello svizzero si parla di penuria infermieri, informatici ed elettricisti, ma persino dirigenti. E qui cosa manca? «L’informazione dettagliata per ramo economico non è disponibile a livello cantonale, è evidente però che il mercato del lavoro è molto eterogeneo e a livello nazionale si evidenziano i settori del manifatturiero, delle attività sanitarie e della ristorazione e alberghiero, in questi ambiti si sono viste delle crescite di posti di lavoro, di posti vacanti e anche delle difficoltà di reclutamento».
Non si sa quindi esattamente in che ramo economico ci siano più posti vacanti... ma non potrebbe essere utile, magari per inquadrare la situazione? «Questa statistica in Ticino si limita ai settori (secondario, terziario) ma permette di avere dei risultati poche settimane dopo la chiusura del trimestre. Sarebbe molto onerosa una raccolta dati più precisa con queste tempistiche. Bisogna fare una scelta: o avere un'informazione di dettaglio (che chiede tempo) oppure una più istantanea (che è di conseguenza più generica)».
Aziende, su le maniche
Con tutte queste novità come si sta trasformando il mercato del lavoro? «Teoricamente la carenza di manodopera lo renderà più competitivo, risultando in un maggiore dinamismo sia dei lavoratori sia delle aziende», ha spiegato Bigotta. «È chiaro che questa situazione porta le aziende a dover lottare un po’ di più tra loro per assumere il personale, e per farlo possono andare a reperirlo più lontano e lavorare sulle condizioni che offrono. Migliorando ad esempio i livelli salariali, il numero di vacanze o i servizi offerti ai propri dipendenti».
Il futuro cosa riserva? «Le previsioni sono molto difficili, perché le dinamiche in corso sono molte: il contesto internazionale (tra guerra, crisi dell'energia,...), nuove strategie produttive, senza dimenticare il ruolo del telelavoro, sono alcuni dei fattori che influenzano in maniera profonda le dinamiche del mercato del lavoro e la demografia cantonale. Continueremo a monitorare e analizzare il mercato del lavoro, anche se solitamente la statistica pubblica lavora a bocce ferme».