Installare delle recinzioni lungo tutto il perimetro è un'operazione considerata non sostenibile
SAVONA - Non possono permettersi una recinzione, quindi abbattono i cinghiali. È il caso di un vigneto ligure che dopo essere stato devastato per anni dai branchi di ungulati l'ha spuntata in un procedimento penale condotto contro la Regione Liguria e l'Ambito Territoriale di Caccia di Ponente, ottenendo il permesso di usare gabbie e fucili.
Iniziata il dieci giugno, la battaglia legale dell'azienda vinicola "Durin" ha, quasi, trovato la sua fine. Ieri i giudici amministrativi hanno approvato un’istanza urgente inoltrata dai titolari dei vigneti in cui spiegavano, riporta il quotidiano Repubblica, che la vendemmia è alle porte e il raccolto a rischio. «Gli ungulati continuano, indisturbati, a disastrare i vigneti Durin, rompendo, deturpando, ma soprattutto cibandosi dell'uva prima che questa possa essere raccolta».
Per poter salvare i vigneti e quindi i ricavati del raccolto, secondo i viticoltori la caccia costituisce l'unica soluzione al problema, in quanto «recintare l'intero perimetro dei vigneti risulterebbe un'operazione non possibile sia fisicamente per via della conformazione territoriale, sia economicamente, in quanto comporterebbe dei costi non sostenibili dalla famiglia Basso senza alcun incentivo».
Il caso "Durin", che verrà ancora discusso il prossimo 9 settembre, è una prima e potrebbe costituire un precedente di taglia. Soprattutto considerando l'emergenza a Roma, dove l’avvistamento di cinghiali che rovistano nella spazzatura è diventato parte del quotidiano per gli abitanti.