Inutilte farsi illusioni su possibili risvolti positivi della crisi secondo lo storico Tobias Straumann.
«Molti politici hanno paura di correre rischi perché possono fallire: l'isolamento in questo senso faceva comodo».
ZURIGO - Non l'accelerazione in campo informatico, bensì l'aumento dei debiti: è questa la principale eredità che ci lascerà il coronavirus, secondo lo storico dell'economia Tobias Straumann. L'esperto critica la reticenza del mondo politico a uscire dal confinamento.
«Penso che abbiamo fatto abbastanza per contenere la pandemia, non c'è bisogno di discutere se sia necessario o no procedere ad allentamenti: semplicemente non abbiamo scelta», afferma Straumann in un'intervista pubblicata oggi dal portale finanziario Cash.
A suo avviso, si sarebbe però dovuto procedere molto prima con le riaperture. «Già alla fine di marzo abbiamo potuto constatare che il tasso d'infezione era diminuito drasticamente. Sarebbe stato possibile riaprire al più tardi il 20 aprile. Abbiamo perso tre settimane, che sono state molto costose», si dice convinto il professore all'Università di Zurigo.
«La conseguenza più significativa del virus non sarà la digitalizzazione accelerata, un processo che avviene comunque: sarà invece una drammatica crescita della montagna di debiti», osserva Straumann, secondo cui si è stati troppo prudenti. «Finora non si è giocato d'azzardo neanche con una singola vita, la lotta contro la pandemia ha funzionato molto bene, il tasso d'infezione è sceso notevolmente e il sistema sanitario non ha mai raggiunto i suoi limiti».
La paura di un secondo blocco è comprensibile, «ma, ancora una volta, non abbiamo altra scelta se non quella di rimettere l'economia in carreggiata», argomenta il 53enne. «Molti politici hanno paura di correre rischi perché possono fallire: l'isolamento in questo senso faceva comodo». Dopo la retorica sulla priorità della salute, si passa ora a una fase nuova, in cui occorre dare risposta a domande difficili.
Secondo lo storico la situazione non è paragonabile con la crisi degli anni '30 del Novecento. «La Grande Depressione è stata una crisi che è durata molti anni, causata da evidenti errori di politica monetaria. Sono cautamente ottimista riguardo al fatto che l'attuale crisi del coronavirus, per quanto costosa, sfocerà in un rimbalzo che inizierà in maggio o in giugno. Al più tardi entro la seconda metà dell'anno la situazione economica sarà molto migliore».
Il Covid-19 porterà a una de-globalizzazione? «È improbabile che ciò avvenga a breve termine», risponde Straumann. «Se non altro perché la sopravvivenza delle aziende dipende dalla capacità di riparare e riutilizzare rapidamente le vecchie catene di fornitura. Non si può superare una crisi in un breve periodo di tempo e nel contempo concentrare l'intero modello di business su nuove filiere. Questo comporterebbe un eccessivo onere per molte aziende».
La dipendenza della Cina inoltre è oggi talmente forte che non ci si può più sganciare rapidamente, argomenta lo specialistica. «Posizionarsi in modo nuovo è alla fine una questione di costi: su questo punto la Cina offre enormi vantaggi, a cui bisognerebbe rinunciare».