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SAN GALLOBracconiere “patologico” incastrato dalla foto-trappola: «Quello non sono io»

27.04.24 - 20:25
Un 58enne con doppia vita condannato grazie allo scatto di un dispositivo per il controllo della fauna. Il guardiacaccia: «Un caso gravissimo»
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Bracconiere “patologico” incastrato dalla foto-trappola: «Quello non sono io»
Un 58enne con doppia vita condannato grazie allo scatto di un dispositivo per il controllo della fauna. Il guardiacaccia: «Un caso gravissimo»

MELS (SG) - Una serie di capi d'imputazione da (non) fare invidia, quella collezionata da un 58enne sangallese a processo in questi giorni in quel di Mels (SG) per molteplici violazioni della legge sulle armi, della legge sulla caccia e appropriazione indebita.

L'uomo, rispettabile professionista di giorno, di notte batteva i boschi - decisamente sovraequipaggiato - uccidendo selvaggina, anche fuori stagione.

«Perché una persona del genere dovrebbe mettere a rischio la sua vita tranquilla mettendosi a fare bracconaggio?», si chiede retoricamente il procuratore in aula, «il motivo è che soffre di una passione incontrollata, una dipendenza, per la caccia e questo lo ha portato a prendere dei rischi eccessivi che hanno finito per portarci proprio qui».

A coglierlo sul fatto durante una delle sue battute illegali, una foto-trappola per il controllo della fauna che poi l'uomo ruberà, temendo il peggio. Peccato che, nel frattempo, lo scatto era già stato uploadato sul cloud.

«Quello non sono io, al mille per cento», ha giurato l'imputato davanti alla corte. Lo scatto lo immortala mentre insegue un cervo (attorno alla mezzanotte). La perquisizione della sua abitazione, operata dalle autorità, non ha permesso di ritrovare il dispositivo ma solo un paio di pantaloni identici a quelli che si vedono nell'immagine in bianco e nero.

L'Ufficio caccia e pesca di San Gallo, costituitosi parte civile nel processo, definisce quello del 58enne «uno dei casi penali più gravi verificatisi nei nostri boschi da molti anni a questa parte», ribadendo la gravità dell'atto del bracconaggio.

L'avvocato difensore, sostiene l'estraneità dell'imputato: «mi chiedo come il pubblico ministero e la polizia possano affermare con certezza che quello nella foto sia il mio cliente basandosi su quella foto di qualità risibile, fuori fuoco e di bassissima risoluzione. L'unico aggancio sono un paio di pantaloni, tra l'altro di un modello estremamente popolare, in centinaia ne avranno di simili».

Una tesi che non ha però convinto il giudice: «Sono ormai due ore che la vedo qui davanti a me, c'è poco da girarci attorno: quello nella foto è lei». L'uomo è quindi stato condannato a otto mesi sospesi, con un periodo di prova di 4 anni, e a una multa di 7'000 franchi. Inoltre la patente di caccia gli è stata sospesa per 4 anni.

Altra particolarità del caso, l'immagine scattata dalla foto-trappola non sarebbe normalmente ammissibile come prova in quanto l'uomo era all'oscuro dello scatto, e sarebbe quindi una violazione della sua sfera privata. Il giudice ne ha concesso l'uso perché «in questo caso l'interesse pubblico prevale».

Al momento della sentenza, l'avvocato difensore ha confermato l'intenzione di ricorrere in appello.

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