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SVIZZERAPolitici svizzeri a scuola da Trump

19.11.24 - 21:30
Cruciale, nel successo elettorale del tycoon, l'utilizzo dei podcast. E da noi? Come si comportano i nostri rappresentanti?
keystone-sda.ch / STF (Evan Vucci)
Fonte Luzerner Zeitung
Politici svizzeri a scuola da Trump
Cruciale, nel successo elettorale del tycoon, l'utilizzo dei podcast. E da noi? Come si comportano i nostri rappresentanti?

BERNA - Nel 2007, un senatore dell’Illinois, sconosciuto ai più, decise di utilizzare Facebook per la campagna elettorale. Si trattava di Barack Obama: in poco tempo, sul social network, riuscì ad allargare la sua cerchia fino a raggiungere 250’000 contatti. La sua sfidante democratica, Hillary Clinton, ne aveva poco più di 3’200.

La vittoria di Obama - Com’è andata a finire è noto: Obama vinse le primarie e sconfisse nelle presidenziali il rivale repubblicano John McCain (il quale sapeva a malapena cosa fosse Facebook). Da quel momento, i social sono diventati imprescindibili nelle campagne elettorali: non usarli o non sfruttarli è diventato impensabile.

Il "caso Trump" - Un altro esempio è la competizione statunitense del 2016: Trump fu il primo a utilizzare Twitter come principale mezzo di comunicazione. All’inizio venne preso in giro dai commentatori, soprattutto per alcuni messaggi apparentemente senza senso. Poi, però, la sua scelta si rivelò vincente.

I podcast - In queste elezioni, il tycoon ha cavalcato una strategia cara ai repubblicani, quella dei podcast. Da anni, infatti, i conservatori investono molto denaro in piccole produzioni mediatiche private che producono programmi ad hoc per specifiche categorie di elettori. Per avere un’idea, secondo la classifica di Spotify dei programmi più ascoltati di ottobre negli USA, 7 su 10 erano riconducibili a sostenitori di Trump. Non solo, il presidente eletto ha partecipato a 14 podcast diversi, fra cui quello di Joe Rogan.

Prevedibile una crescita - Anche il PS ha il suo format, che però totalizza molti meno contatti (meno di 3’000 a puntata): “Meyer: Wermuth”, da due anni analizza ogni settimana gli eventi internazionali. È facile prevedere, però, che nei prossimi anni, i programmi cresceranno. E la competizione elettorale passerà anche dai podcast

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