Udc e associazioni militari appoggiano una riforma che prevede di distribuire su più persone la leadership dell'esercito
BERNA - Il nuovo consigliere federale Martin Pfister ha già ricevuto le chiavi del Dipartimento della Difesa e, da martedì, potrà iniziare a fare sul serio. Le aspettative sono alte. «Dopo una rapida analisi della situazione, dovrà mettersi subito al lavoro», afferma Stefan Holenstein, presidente dell'Associazione delle società militari svizzere (ASM), sulla SonntagsZeitung. «Il DDPS è ora il dipartimento chiave», sottolinea.
In cima alla lista delle priorità c'è sicuramente la ricerca di un nuovo capo dell'esercito. Thomas Süssli ha annunciato il suo ritiro, che avverrà a fine anno. Nel frattempo, sia il mondo politico che gli ambienti militari si stanno interrogando su un'eventuale abolizione della figura del CdA (Capo dell'Esercito). «Non abbiamo bisogno di un generale in tempo di pace», sostiene Holenstein. «Un comandante supremo ha senso solo in caso di guerra», prosegue.
Il nuovo ministro della difesa non si è ancora espresso direttamente sulla possibile abolizione di questo ruolo. L'idea, però, potrebbe trovarlo favorevole. Prima delle elezioni, in un'intervista, Pfister aveva dichiarato: «Le partenze sono sempre un'opportunità per ripensare la struttura organizzativa».
La posizione di capo dell'esercito esiste dal 2004. In precedenza, il ruolo era ricoperto dalla Commissione per la difesa militare nazionale, con un capo di stato maggiore che fungeva da primus inter pares. «Trovo sensato un ritorno al vecchio modello, con una leadership più ampia», afferma Holenstein. Ciò aiuterebbe a rendere l'esercito ancora più resiliente.
L'idea non dispiace all'UDC. «È il momento giusto per discutere della funzione e, se necessario, dell'abolizione del capo dell'esercito», conferma il consigliere nazionale Thomas Hurter. Per Hurter la situazione si fa problematica quando queste figure diventano politiche. «Come lo è diventato Süssli accanto alla consigliera federale Viola Amherd».
Thomas Süssli è stato fortemente criticato all'inizio del 2024 quando ha parlato di una «crisi di liquidità» nell'esercito. Amherd ha poi dovuto ridimensionare le sue dichiarazioni. Alcuni mesi fa, inoltre, aveva sottolineato come il suo ruolo fosse il «raccordo tra la politica e l'esercito», spingendo esponenti della sinistra a chiedersi se non fosse diventato l'ottavo consigliere federale.
Anche per il consigliere agli Stati Werner Salzmann (UDC), una nuova struttura di comando è «necessaria». Oggi, i settori della cyber-difesa, della formazione e della logistica operano come unità indipendenti, mentre l'aeronautica e le Forze di terra sono raggruppate nel Comando Operazioni. «In un modello con una direzione collegiale la leadership sarebbe più decentralizzata e vicina alle truppe».
L'UDC ha già tentato più volte di abolire il capo dell'esercito. Nel 2009, ad esempio, con un'iniziativa parlamentare che non ebbe successo. Un'altra proposta simile, avanzata da esponenti dell'UDC e del PLR nel 2015, fu respinta nel contesto della riforma dell'esercito.
L'abolizione, in ogni caso, non è attuabile rapidamente. La decisione sulla nuova struttura di comando spetta al Parlamento. Di conseguenza, Martin Pfister dovrà nominare un successore per Süssli. Inoltre, l'idea incontra resistenze. «Sono contraria a un ritorno al vecchio sistema», fa notare la consigliera agli Stati del PS Franziska Roth. A suo avviso, ciò frammenterebbe ulteriormente la leadership e renderebbe ancora più difficile la definizione delle priorità strategiche.