Due aziende su dieci sostengono che i propri dipendenti non siano adeguatamente formati
Sono i primi risultati di un'indagine condotta dalla SUPSI e dal Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS)
LUGANO - In generale, le aziende ticinesi sono piuttosto soddisfatte delle competenze dei propri lavoratori.
Tuttavia, 2 aziende su 10 ritengono inadeguate le competenze di alcuni dei loro dipendenti. Questa cifra aumenta in molti settori dell’economia ticinese, nei quali le imprese hanno dichiarato che almeno la metà dei lavoratori non è in grado di svolgere adeguatamente le proprie mansioni.
Si tratta dei primi risultati dell’indagine su 1'836 imprese ticinesi condotta dal Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale (DEASS) della SUPSI e dalla Divisione della formazione professionale (DFP) del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), nell’ambito del progetto chiamato Interreg SkillMatch-Insubria.
I dipendenti - Le principali criticità sono state rilevate nelle grandi aziende (4 su 10 trovano inadeguate le competenze di alcuni dipendenti). Lo studio sottolinea però che quest'ultime sono anche quelle «meglio strutturate per diagnosticare i bisogni formativi e fornire una formazione continua ai propri dipendenti».
In particolare, un dipendente può non avere le competenze richieste per diversi motivi. In primis, può essere poiché i suddetti lavoratori sono nuovi nel ruolo o ancora in formazione, oppure poiché hanno una formazione inadeguata. Ma anche difficoltà di reperimento e mancanza di motivazione possono essere tra le cause.
Le aziende - È invece l’adozione e l'adattamento di nuove tecnologie a essere il principale fattore che determina uno scompenso delle competenze, soprattutto nelle grandi aziende.
La formazione continua è la soluzione a cui ricorrono quasi 2/3 delle aziende ticinesi per colmare i gap, ma la dimensione resta cruciale: al crescere della grandezza di un'azienda cresce anche il numero di coloro che offrono delle opportunità di formazione ai propri dipendenti.
Gli esperti - Ornella Larenza, ricercatrice del DEASS e Capo progetto di SkillMatch-Insubria, ha spiegato in una nota che «pur essendo stata effettuata prima dell’arrivo del Covid, questa indagine fornisce fondamentali indicazioni sulle priorità delle aziende in termini di tipologie di competenze ricercate oltre che su alcune principali cause dei "mismatch"».
Furio Bednarz, Capo dell’Ufficio della formazione continua e dell’innovazione della Divisione della formazione professionale del DECS, ha invece sottolineato che «questa indagine ci aiuta a comprendere i bisogni delle aziende e dei lavoratori ed evidenzia l’importanza di servizi di supporto al matching tra domanda e offerta di lavoro e ai percorsi di professionalizzazione, come la Città dei mestieri, tanto più utili in un momento difficile come questo, che produce rischi ma anche nuove opportunità da cogliere disponendo delle necessarie competenze».
SkillMatchSurvey-Ticino ha beneficiato del patrocinio della Divisione dell’Economia (DFE), dell’Associazione Industrie Ticinesi e della Società degli impiegati del Commercio Sezione Ticino. Nel corso dell'autunno, il team di ricerca prenderà di nuovo contatto con le imprese per sondare eventuali cambiamenti introdotti dal Covid-19 sui principali risultati emersi finora.