Il comitato a favore prende posizione: «Sistemare l'attuale palazzo costerebbe un sacco di soldi e non ci sarebbe spazio».
LUGANO - «Un’occasione irripetibile: non esiste un piano B e non si vuole, in Ticino, una giustizia di serie B». È questa la posizione del comitato di sostegno a favore della Cittadella della giustizia, espressa oggi in una conferenza stampa. Il tema, lo ricordiamo, sarà sottoposto al giudizio del popolo il prossimo 9 giugno.
Le spese - «Votare no - si legge in una nota del comitato - non acquistare ora lo stabile Botta significa non avere un’altra soluzione praticabile e far spendere alla cittadinanza ancora di più: affitti, traslochi, sedi transitorie, costi di manutenzione esorbitanti per sedi decadenti». Permettere, invece, «la realizzazione della Cittadella della giustizia, significa invece arricchire lo Stato con uno stabile di proprietà, di prestigio e valore storico e culturale».
«Investimento sostenibile» - Il comitato trasversale non ha dubbi: «Questo investimento è sostenibile sotto ogni punto di vista. La Cittadella della giustizia s’inserisce infatti nel contesto del recupero di stabili esistenti per un riuso attuale, con effetti positivi in termini ambientali e sociali, senza dimenticare la facilità di accesso grazie alla futura rete di trasporto pubblico tram-treno del Luganese».
«Il vecchio palazzo non basta» - Presenti oggi come esponenti del comitato Tiziano Galeazzi (UDC), Mario Branda (PS), Natalia Ferrara (PLR), Michele Foletti (Lega) e l’ex consigliere di Stato PPD Luigi Pedrazzini. Matteo Quadranti (PLR), è stato uno dei due relatori in Gran Consiglio del rapporto di maggioranza: «Sistemare l’attuale palazzo di giustizia costerebbe un sacco di soldi - spiega - e non ci sarebbe spazio a sufficienza. Intanto, bisognerebbe portare fuori tutti e trovare affitti per 6-7 anni. Quindi servirebbero ancora circa 30-40 milioni. Poi andrebbero tutti riportati dentro».
«La commissione chiese un palazzo più grande» - Per chi è contrario, i costi aumenterebbero col passare del tempo. «Secondo me non è così - aggiunge Quadranti - intanto votiamo questo. Per stanziare altri crediti, serviranno altri messaggi e si potrà intervenire, in caso, per mettere in pratica misure di risparmio. Per immobili di queste dimensioni, in centro a Lugano, i costi non sono così fuori luogo». Secondo il granconsigliere «si tratta di un investimento sostenibile. Anche i contrari, per dieci milioni in meno, sarebbero stati d’accordo su tutto. Le autorità giudiziarie chiedono ancora potenziamenti. Inoltre, è stata la commissione del 2015 a chiedere di trovare un palazzo più grande: Non ci si può sempre rimangiare la parola data».
Gli interventi - La «strategia logistica per il comparto della giustizia luganese» prevede, in totale, la ristrutturazione del palazzo di giustizia (PGL) e l’acquisizione dello stabile ex Banca del Gottardo. «Contestualmente a quanto previsto dalla pianificazione logistica della Polizia cantonale - si legge nel messaggio dell’esecutivo - è confermata la realizzazione del comparto urbano di Lugano presso il PGL: i principali servizi della gendarmeria e della Polizia giudiziaria saranno quindi raggruppati nella medesima sede del Ministero pubblico consolidando la realizzazione del polo del perseguimento penale».
I costi - Di contro, lo stabile ex banca del Gottardo sarà destinato in gran parte al Tribunale d’appello, nel quale saranno inseriti la Corte di appello e di revisione penale, il Tribunale penale cantonale e la Pretura penale. «Tutti i servizi del Dipartimento delle istituzioni della regione del luganese potranno quindi essere raggruppati presso i due immobili». A febbraio, il Parlamento ha dato l’ok al credito di 80 milioni richiesti dal Consiglio di Stato per comprare lo stabile Efg di Lugano (ne serviranno in realtà 76). Bocciati gli emendamenti formulati dall’UDC e dai Verdi. È passata, però, con 28 voti favorevoli, la referendabilità obbligatoria: l’ultima parola, quindi, spetterà ai cittadini.