L'imbarcazione è contesa fra il gruppo di ribelli armati Huthi e il governo dello Yemen, appoggiato dall'Onu
SAN'A' - Suona come una storia di pirati. C'è una nave al largo dello Yemen, nel Mar Rosso, che minaccia di affondare o esplodere. A impedire che la petroliera venga avvicinata da chicchessia ci sono gli Huthi, un gruppo armato anti-governativo. In gioco ci sono l'accesso all'acqua potabile di 8 milioni di persone e la loro principale fonte nutritiva: il pesce.
La Fso Safer è stata abbandonata nel 2017. Nella sua pancia ci sono stipati 1,1 milioni di barili di petrolio greggio. Da quattro anni si sta deteriorando giorno dopo giorno e in una ricerca apparsa oggi su Nature sustainability degli scienziati hanno analizzato i possibili scenari, nel caso in cui dalla petroliera iniziasse ad estendersi una macchia nera. Sulla nave sono presenti sette persone, unico equipaggio incaricato di controllare lo scafo in decomposizione.
In un dibattito a tre, tra il governo dello Yemen, i ribelli Huthi e l'Onu, non si è arrivati a un accordo finale e la situazione potrebbe aggravarsi da un momento all'altro. Gli Huthi tengono la nave sotto assedio, è infatti impossibile a chiunque avvicinarsi. Secondo lo studio, il petrolio non colpirebbe solo lo Yemen, ma anche l'Arabia Saudita, l'Eritrea e il Gibuti. Il risultato sarebbe disastroso, con 8 milioni di abitanti dello Yemen senza acqua corrente.
Lo studio sottolinea come anche se nelle prime 24 ore dalla fuoriuscita di petrolio dalla nave, la metà evaporerà, da 5,7 a 8,4 milioni di persone potrebbero necessitare di assistenza alimentare. Questo perché entro una settimana minaccerà tra il 66,5% e l'85,2% delle attività legate alla pesca ed entro tre settimane, a dipendenza della stagione, anche il 100%.
Inoltre non mancherebbe l'inquinamento dell'aria, che porterebbe a un aumento dei ricoveri per problemi cardiovascolari e respiratori, con una stima di 11,3 milioni in caso la fuoriuscita avvenga d'inverno e 19,5 milioni nel caso avvenga durante il periodo estivo.