Con i contagi che rialzano la testa, è fra le misure tenute in considerazione, Brusaferro: «Ci faremo trovare pronti»
ROMA - Arriva l'inverno e i contagi nella vicina Italia rialzano (seppur lievemente) la testa, c'entra sicuramente il fatto che stiamo più al chiuso di prima ma è importante che non si perda di vista un'altra eventualità, ovvero che l'efficacia della risposta immunitaria non stia calando con il passare dei mesi dal completamento del ciclo vaccinale. È una delle cause che si teme possano essere all'origine del boom di contagi nel Regno Unito e anche in Germania.
E così, l'eventualità di una terza dose per tutti inizia a diventare «uno scenario verosimile», almeno stando alle parole di Silvio Brusaferro, direttore dell'Istitituto superiore di sanità che conferma - scrive il Corriere della Sera - come l'eventualità sia monitorata, «noi nel caso vi saranno le evidenze del caso, saranno declinate dal punto di vista organizzativo». Insomma, se terza dose sarà, sarà meglio trovarsi pronti dal punto di vista logistico.
Stando all'Ema, al momento una terza dose (in realtà mezza dose) è consigliata anche negli over 18 vaccinati con Moderna - come moltissimi in Svizzera e quasi tutti in Ticino - dai 6 agli 8 mesi dopo la seconda. Quindi, sempre stando alle indicazioni, per tutti quelli che si hanno completato il ciclo entro l'estate, non mancherebbe poi tantissimo.
Al momento la priorità restano i soggetti più sensibili, ma un possibile approccio nel Belpaese potrebbe seguire una strategia «a ferro di cavallo», seguendo alcuni studi preliminari fatti negli States e Israele, immunizzando i due opposti dello spettro demografico: ovvero i più anziani e i più giovani, ritenuti più a rischio in quanto più mobili e socialmente attivi.