Pechino è stata esclusa dal vertice virtuale per la democrazia di due giorni conclusosi ieri
PECHINO - La democrazia degli Stati Uniti è «un'arma di distruzione di massa»: è l'ultimo attacco della Cina in risposta al vertice per la democrazia organizzato dal presidente Joe Biden con il proposito di rilanciare la sfida, insieme agli alleati, contro i regimi autocratici.
Pechino è stata esclusa dal vertice virtuale di due giorni conclusosi ieri, insieme a paesi come Russia e Ungheria, che invece ha visto la presenza di Taiwan, e ha lanciato una campagna rabbiosa, presentando prima il suo libro bianco sulla democrazia dal titolo "Cina: la democrazia che funziona" e poi un contro summit che dovrebbe chiudersi il 15 dicembre, accusando Biden «di alimentare le divisioni ideologiche dell'era della Guerra Fredda».
«La democrazia è diventata a lungo un'arma di distruzione di massa utilizzata dagli Usa per interferire in altri paesi», ha rilanciato un portavoce del ministero degli esteri in una dichiarazione online, che ha anche accusato Washington di aver «istigato rivoluzioni colorate» all'estero. Il vertice di Biden è stato organizzato per «tracciare linee di pregiudizio ideologico, strumentalizzare e armare la democrazia, e incitare alla divisione e al confronto». Invece, Pechino ha promesso di «resistere risolutamente e di opporsi a tutti i tipi di pseudo-democrazie».
La Cina, in una campagna martellante avviata all'inizio del mese, ha rivendicato la superiorità del suo modello di «democrazia pienamente procedurale» rispetto a quella fallimentare degli Usa. Il libro bianco ha sostenuto la tesi che il suo sistema funzioni meglio di quello americano perché non è solo uno schema di regole, ma anche un modello che punta al risultato finale: il benessere di tutti.
La democrazia non è tale se non porta benefici pratici, con un'impostazione che giustifica i mezzi pur di raggiungere il fine: vista da Pechino è la risposta migliore per ribattere alle critiche dell'Occidente.