Molti non vogliono avviare le procedure per la raccolta delle assicurazioni sulla vita: «Non intendo farlo fino a quando non avrò le prove della morte dell'equipaggio»
BUENOS AIRES - Dopo sei mesi dalla scomparsa del sommergibile argentino Ara San Juan, avvenuta il 15 novembre dello scorso anno, la stragrande maggioranza dei parenti dei 44 membri dell'equipaggio che rimangono dispersi nell'Oceano Atlantico ha deciso di non avviare le procedure per la raccolta delle assicurazioni sulla vita, per non rallentare le ricerche del sottomarino.
Non accettando il risarcimento, secondo quanto riferisce il sito locale Cronica, le famiglie continuano nella loro lotta per esercitare pressioni sullo Stato in modo che la ricerca del sottomarino non venga abbandonata. Tuttavia, questa situazione ha causato un nuovo scontro tra le famiglie, poiché, se solo una di loro deciderà di richiedere il premio assicurativo, tutti i membri dell'equipaggio saranno dichiarati deceduti.
«Non intendo farlo fino a quando non avrò le prove (della morte dell'equipaggio)», ha detto uno dei parenti che non chiederà il risarcimento. La sua posizione è stata presa da una grande porzione delle famiglie, che credono che accettando l'assicurazione, si permetterà di riconoscere che l'equipaggio della nave è morto, fatto che potrebbe portare alla sospensione delle ricerche del San Juan.
La decisione di non richiedere il risarcimento, disponibile da oggi, a compimento di sei mesi dalla scomparsa del sottomarino, è stata presa da almeno 40 famiglie, ma non tutti i parenti dei membri dell'equipaggio sarebbero di questa stessa idea.
Secondo quanto riferito dai media, una delle famiglie avrebbe già preso la decisione di richiedere il risarcimento, e avvierà il procedimento con il sostegno della Marina argentina. Questa notizia ha aperto una forte disputa tra i familiari dei membri dell'equipaggio.