In un documentario l'italiana ha raccontato il "miracolo" olimpico: da un grave infortunio al ginocchio all'argento in discesa...
«Penso sia stata una parte dolorosissima della mia carriera, ma sicuramente il valore umano che ho trovato nelle persone che mi hanno circondata in quel percorso è qualcosa di leggendario».
BERGAMO - Ormai la conosciamo, Sofia Goggia è una guerriera ed è capace di tutto. Sì, proprio tutto. D'altronde quando si lancia sui pendii non la ferma nessuno e li affronta con una disinvoltura e una tecnica fuori dal comune. Di vittorie e di gare incredibili la bergamasca ne ha confezionate a iosa. Quest'anno, a inizio 2022, l'italiana ha però confezionato un vero e proprio miracolo, raccontato in un documentario di Sky Sport intitolato "23 giorni. Il miracolo di Sofia Goggia".
Era il 23 gennaio del 2022 e la classe '92 si infortuna gravemente a un ginocchio nel Super G di Cortina d’Ampezzo. Tutti sul momento si sono detti che le Olimpiadi, al via il mese successivo, la Goggia le avrebbe dovute guardare dal divano di casa. Anche perché le sensazioni erano tutt'altro che buone... «Non avevo sensibilità alle ginocchia, non sentivo niente, ero come paralizzata. Mi sono tolta gli scarponi, ho visto che iniziavo a tremare e sapevo di avere qualcosa che non sarebbe stata la classica botta».
Ed è lì che è cominciata la corsa contro il tempo della sciatrice lombarda: «Herbert Schoenhuber (il medico che si prende cura di Sofia da quando è piccola, ndr) ha preso con le mani il mio ginocchio, mi ha guardato con quello sguardo, con i suoi occhi azzurri sotto gli occhialetti e mi ha detto, con il suo accento altoatesino: "Qua qualcosa al crociato c’è". Allora facciamo questa risonanza ma le immagini non riuscivano a venire bene, nonostante i pesi che mi avevano messo per farmi stare ferma, perché continuavo a singhiozzare. Poi, durante l'ennesima foto, l'ennesimo esame, ho sentito la voce di Herbert da dietro, dalla sala di comando, dire: "No, Sofi il crociato c'è". Sospiro di sollievo anche se poi... la verità è che il crociato c'era ancora, ma c'era un filino che teneva uniti i due lembi».
Al 15 febbraio eccola lì al cancelletto di partenza per una discesa alla quale forse nessuno (eccetto lei) avrebbe sperato di partecipare. Il risultato? Argento ad appena 16 centesimi dalla nostra Corinne Suter: «Mi sono presentata il giorno della discesa, non avevo neanche tanti dolori, sono entrata nella casetta di partenza e, con la sorpresa un po' di tutte, ho letto la scritta Beijing 2022. Lì ho avuto un click e mi sono detta: "Questo è il motivo che dà un senso alle mie sofferenze. Io ci sono". Ho fatto la ricognizione con un sorriso pazzesco e una serenità incredibile, ma anche la convinzione in me stessa».
Un percorso che non dimenticherà mai... «È stato difficilissimo, ma a livello personale estremamente appagante per la ricchezza che ho trovato. Penso sia stata una parte dolorosissima della mia carriera, ma sicuramente il valore umano che ho trovato nelle persone che mi hanno circondata in quel percorso è qualcosa di leggendario. Fidarsi delle persone è un conto, affidarti alle persone un altro e non è facile farlo, soprattutto quando sei ad alti livelli, come me. Ho avuto persone che per me si sarebbero buttate nel fuoco e questo è l'incommensurabile valore che c'è dietro questo argento che ho vinto».