«Devo essere più cattivo davanti a questi portieroni»
«C'è davvero un bel gruppo e anche per questo credo che riusciremo a fare un ottimo campionato».
LENZERHEIDE - Allenamenti duri ma anche tempo per tirare il fiato. E per fare il punto della situazione. Questo ha fatto Marco Zanetti durante il ritiro di Lenzerheide, nel quale con tutti i compagni sta lavorando per preparare al meglio la nuova stagione.
Ventidue anni, italiano, l’attaccante bianconero ha riavvolto il nastro dei ricordi, partendo dalle prime pattinate.
«Ho iniziato a quattro anni - ha spiegato proprio l’ala - a Varese l'hockey non è molto famoso anche se negli anni passati, io sono del 2002, si giocava ed era abbastanza conosciuto. Un mio compagno dell'asilo, Dario, ha cominciato a giocare e mi ha chiesto di provare. Mi è piaciuto subito. Anche se in realtà più che giocare a hockey a me piaceva pattinare».
Dal primo ghiaccio a ora i sacrifici sono stati tanti.
«Sì. Se devo essere sincero, soprattutto quelli che hanno fatto i miei genitori. Solo da grande ho capito quanto davvero abbiano fatto per me. Entrambi».
Se non avessi giocato a hockey?
«Forse avrei fatto calcio come tutti i ragazzini in Italia. Però non so, perché ho iniziato davvero presto. Poi negli anni ho fatto anche un po' di nuoto e un po’ di tennis».
Fino a che l’hockey non è diventato tutto...
«Le prime due stagioni sono state intense, piene di emozioni. La prima soprattutto è stata un po' una novità. Tanti non mi conoscevano, ho fatto qualche partita in Serie B, non ero uno dei… diciamo dei favoriti dell’U20. Ero un po' il ragazzino italiano. Sono entrato e non sapevo neanche l'inglese o il tedesco o il francese. Insomma è stato particolare. Sono arrivato e semplicemente mi hanno detto “gioca”, “fai del tuo meglio”. Io ho sfruttato la mia velocità, c’era qualche infortunato e così ho fatto un bel po' di partite con alcuni stranieri, soprattutto con Arcobello e Granlund. E così è finita che il primo anno ho fatto anche un po’ di punti. Il secondo è invece stato un po' diverso. Hanno iniziato a conoscermi, ho iniziato a conoscere i compagni… e mi sono messo un po' di pressione addosso. E questo un po' mi è dispiaciuto, visto che non serviva. Volevo fare sempre meglio ma quando pensi troppo alla fine le cose non vanno come vorresti. Però credo che comunque a venti-ventidue anni si debba fare un po' di esperienza».
Quest’anno si parte con i portiere svizzeri.
«Cambia molto. Perché con sei stranieri di movimento la squadra è molto più forte. Siamo più cattivi, più aggressivi. Sono contento perché la squadra è super competitiva».
Il rapporto con Gianinazzi?
«Ne stavo giusto parlando poco fa con lui e Cantoni. Saranno cinque-sei anni che mi seguono, mi sopportano, mi supportano. Abbiamo un bel legame, se si può dire così, perché mi hanno davvero visto da piccolo, mi hanno aiutato molto e stanno continuando a farlo. Ogni giorno. Parliamo molto sia di hockey che della vita privata. So che se ho bisogno, loro ci sono sempre».
Una delusione recente riguarda il taglio con la Nazionale.
«Penso sia stato un po' una conseguenza del mio anno, non ottimo, con il Lugano. Durante le pause nazionali avevo fatto delle buone partite e nel 2023 avevo fatto un buon Mondiale, però quest'anno, ecco, c'erano alcuni giocatori nuovi, c’era un allenatore nuovo che non mi dava molto spazio e quindi alla fine sono stato scartato. Hanno detto che volevano elementi magari un po' più difensivi… Sicuramente mi è dispiaciuto ma anche quello fa parte della crescita».
Punti forti e deboli?
«Tra i primi sicuramente la velocità. Il mio pattinaggio, che devo cercare di sfruttare al meglio. Se devo dire un punto debole, direi il tiro: la capacità di conclusione. Devo essere più cattivo davanti a questi portieroni».
Sogni nel cassetto?
«Ora come ora il sogno è quello di fare una buona carriera col Lugano e continuare a fare la cosa che più mi piace, cioè giocare a hockey».
Cosa ti aspetti da questa stagione?
«Per quel che riguarda la squadra, è facile: sicuramente mi aspetto che faccia una grandissima stagione. Stiamo facendo una buonissima preparazione, ci stiamo impegnando tutti al duecento percento, c'è competitività, c'è gruppo… Ecco, questo ho notato: che c'è davvero un bel gruppo e anche per questo credo che riusciremo a fare bene. Per quanto riguarda invece me stesso, vorrei prendere giorno per giorno. Sicuramente voglio ritagliarmi uno spazio nel line-up. E per farlo devo lavorare duramente. Lavorare, cercare di aiutare la squadra nel miglior modo possibile e, quando chiamato sul ghiaccio, stare tranquillo. So che le capacità le ho».