Alle catene di trasmissione mancano anelli. Un membro della Task force Covid punta il dito contro i Cantoni.
BERNA - Da mesi le autorità sanitarie sottolineano l’importanza del tracciamento dei contatti per interrompere la catena di trasmissione del nuovo coronavirus. A tal fine diversi Cantoni hanno persino destinato del personale aggiuntivo alla ricerca delle persone entrate in contatto con un individuo positivo. I risultati, però, stenterebbero ad arrivare.
Stando alla responsabile per la strategia di contenimento della Task force Covid-19 della Confederazione, infatti, alle catene che si vorrebbero ricostruire mancano troppi anelli: «Non sappiamo quanto bene funzioni il tracciamento dei contatti nei Cantoni», lamenta l’epidemiologa Nicola Low sentita dalla SonntagsZeitung. «I dati per un monitoraggio efficiente continuano a mancare», aggiunge.
A sfuggire, spesso, è tra le altre cose il dato su dove le persone si infettano, aspetto che ha creato non poche polemiche nella settimana appena trascorsa. Dati raccolti nella Svizzera tedesca dal domenicale rivelano così che a Berna, in luglio, non è stato possibile stabilire il luogo di contagio nel 39% dei casi. In Argovia, dall’11 maggio a questa parte la zona grigia si attesta al 43%. A Zurigo addirittura del 65% mentre a Basilea Città il luogo di contagio rimane ignoto nel 31% delle nuove infezioni. Secondo Low, la quota dei contagi per i quali non si sa dove siano avvenuti dovrebbe restare invece «sotto il 20%».
«I numeri dimostrano che, nel frattempo, devono essere tornate a esserci molte infezioni che non vengono diagnosticate e registrate», afferma Low. «È probabile che le persone con sintomi leggeri si sottopongano al test meno spesso che a inizio giugno», continua.
La responsabilità sarebbe inoltre da ricondurre ai Cantoni. «Il tracciamento dei contatti non può iniziare solo giorni dopo un test positivo», critica l’epidemiologa. «I Cantoni devono garantire che il tracciamento sia ben organizzato e monitorato per massimizzarne l’efficacia», sottolinea. «Il tempo tra il contagio e la quarantena delle persone di contatto deve essere ridotto», conclude.
Il medico cantonale basilese, Thomas Steffen, trova che non sia vero che i Cantoni non stiano facendo abbastanza: «A Basilea abbiamo abbastanza personale per assicurare un tracciamento dei contatti efficiente», sostiene. A suo avviso, però, «è quasi impossibile scoprire il luogo di contagio in tutti i casi».
Pur auspicando percentuali più basse d’infezioni per le quali non è possibile stabilire dove sia avvenuto il contagio, di questo è conscia anche Low. A tal fine l'epidemiologa propone misure aggiuntive al tracciamento dei contatti. Serve in particolare «una strategia con test regolari in cerchie e gruppi di persone che hanno un alto rischio d’infezione». Benvenuti quindi test preventivi a personale sanitario, ospiti e collaboratori delle case anziani e persone in provenienza da zone a rischio.