È quanto rileva e riferisce la fedpol. Usano la piazza finanziaria svizzera per il riciclaggio di denaro
«Ma investono anche i "soldi criminali" in ristoranti e immobili. Sono coinvolti in tutti i tipi di contrabbando, compresi il traffico di droga e armi».
BERNA - Una ventina di cellule mafiose, cui fanno capo circa 400 persone. Sono le cifre, sicuramente sottostimate, della criminalità organizzata attiva nella Confederazione, diffuse lo scorso gennaio alla vigilia dell'avvio del maxi processo alla 'ndrangheta del procuratore Nicola Gratteri, a Lamezia Terme, denominato Rinascita-Scott. L'Ufficio federale di polizia (fedpol), aveva allora parlato della Svizzera come «piattaforma logistica ideale per i membri» della mafia. E, oggi, rincara la dose. «Stiamo constatando che una nuova generazione di mafiosi vuole installarsi nel nostro paese».
Le parole - rilasciate a 20 Minuten - sono della portavoce di fedpol, Anne-Florence Débois. Che aggiunge: «I mafiosi usano la piazza finanziaria svizzera per il riciclaggio di denaro, ma investono anche i "soldi criminali" in ristoranti e immobili. Sono coinvolti in tutti i tipi di contrabbando, compresi il traffico di droga e armi».
E sarebbe proprio la 'ndrangheta, in particolare, ad aver trovato in Svizzera territorio fertile. Sono ben note le immagini di Frauenfeld: nel 2016 le indagini della Divisione distrettuale antimafia di Reggio Calabria - nell'operazione "Helvetia" - avevano individuato una cellula della 'ndrangheta costituita 40 anni prima nel capoluogo turgoviese, collegata alle cosche calabresi. La scorsa estate - il 21 luglio - aveva suscitato clamore la vasta operazione antimafia organizzata dalle autorità svizzere assieme a quelle italiane. Obiettivo: un clan 'ndranghetistico, con arresti e perquisizioni eseguite in Ticino, Argovia, Soletta e Zugo. Gli inquirenti hanno messo le mani su armi, munizioni e denaro contante. Un uomo, residente nel canton Argovia, è stato arrestato, accusato di essere il referente in Svizzera per una serie di attività economiche riconducibili al clan, occupandosi anche di trasferirne in Calabria i proventi. Il cugino 59enne del Luganese, operaio comunale, è stato indagato per sostegno o partecipazione a un'organizzazione criminale. «Sì, lo conosco, è un mio carissimo amico», aveva dichiarato parlando del boss.
Una situazione che non sorprende affatto l'esperta di mafia, Zora Hauser: «Una nuova generazione di mafiosi? Siamo già alla seconda o terza generazione. Dalle mie ricerche emerge che questi personaggi sono sempre più "invisibili". E se la fedpol sottovaluta la situazione e non comprende appieno quello che sta accadendo, lì c'è un problema».
Ma - conclude Débois - la repressione non è sufficiente e deve essere accompagnata da misure di prevenzione. «Per contrastare la criminalità organizzata, fedpol ha lanciato la piattaforma di lavoro COC (Countering Organised Crime). E collabora con la polizia cantonale e le autorità fiscali per poter monitorare il denaro investito dalle organizzazioni criminali in Svizzera».