A tre anni dall'annuncio delle prime restrizioni (in Ticino l’anniversario cade oggi), «il rischio di ammalarsi gravemente è "quasi nullo»
BERNA - Tre anni fa, in Ticino venivano annunciate le prime restrizioni. Oggi, a distanza di un anno dalla revoca delle misure di restrizione, fa notare la NZZ, la comunicazione dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) riscuote molto meno interesse. Prova ne è il comunicato stampa inviato giovedì scorso.
A questo proposito, non è passata inosservata la seguente frase: «L'effetto della vaccinazione sulla trasmissione dei virus attualmente in circolazione è stimato essere minimo». Per la NZZ, si tratta di un’affermazione sorprendente, almeno alla luce delle ingenti scorte di siero ancora presenti, circa 26 milioni di dosi di vaccino (metà delle quali già in magazzino, l'altra metà su ordinazione).
È quanto emerge da una lettera del Dipartimento dell'Interno, in risposta a un'interrogazione del consigliere nazionale dell'UDC Roland Rino Büchel. In totale, la Svizzera si è impegnata ad acquistare 61 milioni di dosi di vaccino nel corso della pandemia. Di queste, 17 milioni di dosi sono state usate, ben 4 milioni sono state "donate" all'estero e 10 milioni di dosi sono già state distrutte.
Anche la maggior parte dei 26 milioni di dosi ancora disponibili andrà probabilmente sprecata (e quindi smaltita). Se si ipotizza il prezzo indicativo di 25 franchi svizzeri per dose che circolava ancora l'estate scorsa, ciò corrisponderebbe a 650 milioni di franchi svizzeri (esclusi i costi di smaltimento).