La donna, sotto chemioterapia pesante, è stata ritenuta «troppo instabile» dalle autorità.
ZURIGO - Malata terminale di cancro al seno, una donna si è vista sottrarre da una decisione del tribunale l'ultima delle sue gioie: i suoi quattro figli. «Il mio è un inferno in terra, con nessuna prospettiva», confida la stessa al Beobachter.
La triste storia inizia nel 2015 con il matrimonio di lei con l'ormai ex-marito. Un'unione che inizia presto a sgretolarsi, anche a causa della sindrome di Asperger di lui: «Mi sentivo spesso incompresa, emotivamente e psicologicamente», ha raccontato la donna che si è sobbarcata tutti gli oneri famigliari e nel 2022 verrà poi ricoverata in clinica per esaurimento nervoso e depressione.
Dopo una breve degenza tornerà a casa, per poi rompere definitivamente con il suo compagno: «Non mi fidavo di lui, non potevo pensare di uscire di casa e lasciargli i bambini. Non se ne sarebbe occupato».
Decide quindi di farsi ospitare in una casa di accoglienza per donne sole, portando con sé i suoi due figli più piccoli. I due più grandi, invece, resteranno con il padre. Proprio l'uomo, sentito dal Beobachter, smentisce questa parte della storia: «A casa aiutavo sempre, dopo il lavoro e nel fine settimana. Quando potevo, insomma».
In seguito inizia un periodo di assestamento, la donna ottiene l'affidamento esclusivo (dopo che il marito decide di "tirarsi indietro", «per il bene di tutti», conferma). Da lì si passerà a una sorta di affidamento congiunto a partire dall'inverno del 2022.
Arriva proprio in questo momento di relativa serenità il fulmine a ciel sereno: a lei viene diagnosticato un cancro al seno, con metastasi estese e allo stadio terminale.
Decide comunque di non arrendersi e opta per una terapia molto aggressiva: «Volevo che i miei figli avessero una madre il più a lungo possibile». Le ripercussioni psicofisiche sono però devastanti, e gli strascichi un supplizio. La donna tenterà di togliersi la vita nei primi mese del 2023.
Ritenuta «troppo instabile», i bambini vengono nuovamente affidati al padre. Le visite sono possibili (due volte a settimana) ma in compagnia di un assistente sociale dell'Autorità di protezione dei minori (Kesb).
Sarà proprio il Kesb a decidere durante l’estate che i bambini devono essere affidati completamente alle cure del padre, perché lei è «instabile emotivamente per prendersi cura adeguatamente dei bambini».
Al preavviso delle autorità segue a luglio la decisione del tribunale che formalizza il divieto argomentando: «Malgrado le fosse proibito ha comunque contattato i suoi figli».
«Volevo solo dire loro che li amo, e che per loro ci sarò sempre», si difende lei, «È una tragedia, conclude la donna e ne soffriamo tutti, io ma anche i bambini».