Secondo Comaparis il 64% delle persone appartenenti al ceto medio-basso acquistano meno rispetto all'anno scorso
BERNA - L'inflazione è la principale fonte di preoccupazione della popolazione svizzera. Dopo i rischi posti dal cambiamento climatico (68%) e dalla penuria energetica (53%), all'incirca tre svizzeri su quattro sono preoccupati per l'aumento generalizzato dei prezzi. In particolare il ceto medio. È il risultato di uno studio commissionato da Comparis.ch e condotto dall'istituto di mercato Innofact, che ha coinvolto oltre 1000 cittadini svizzeri.
La metà degli intervistati afferma di potere acquistare - a parità di salario - meno beni di consumo rispetto all'anno scorso. In particolare il ceto medio-basso che percepisce un reddito (lordo) pari o inferiore a 4'000 franchi al mese. Di questi il 64% afferma di potersi permettere meno rispetto a un anno fa. La percentuale scende al 52% per le persone con un reddito compreso tra i 4'000 e gli 8'000 franchi. Scende fino al 34% per le persone con un reddito superiore agli 8'000 franchi mensili.
Per l'esperto di finanze e consumi di Comparis Michael Kuhn: «Le persone con un salario elevato percepiscono poco il rincaro. (...) Il ceto medio-basso invece soffre. Il potere d’acquisto di due terzi delle persone con un salario lordo massimo di 4’000 franchi al mese è diminuito drasticamente rispetto a un anno fa».
Differenze significative a seconda degli indicatori sociali - La preoccupazione legata all'inflazione varia anche a secondo del sesso. Più preoccupate le donne (55%) rispetto agli uomini (45%). Si riscontrano differenze significative anche a dipendenza del luogo di domicilio. Nelle città la percezione della diminuzione del potere d'acquisto è meno marcato (45%) rispetto alla campagna (54%) e agli agglomerati (55%).
Anche l'età gioca un ruolo importante: oltre il 60% delle persone di età superiore ai 56 anni afferma di potere acquistare di meno rispetto all'anno scorso. Nettamente inferiore il dato relativo alla fascia d'età 36-55 anni (50%) e 18-35 anni (41%).
Il ceto medio stringe la cinghia - I beni di consumo più soggetti all'inflazione nel 2022 sono stati l'elettricità, lo zucchero, i grassi commestibili, le bevande zuccherate, il burro, i viaggi "tutto compreso" e quelli del settore paralberghiero (appartamenti di vacanza e/o campeggi). Il 18-28% delle persone appartenenti al ceto medio ha dichiarato di avere drasticamente ridotto il consumo di quest'ultimi. Per le persone con reddito medio-basso (fino a 4'000 franchi) non si registrano grandi variazioni, ad eccezione del burro e dello zucchero.
«Le persone con risorse più limitate hanno dovuto ridurre le spese già un anno fa e in genere acquistano meno prodotti e a prezzi più bassi. Ora anche la classe media si ritrova a ridurre i consumi a causa dell’aumento dei prezzi», conclude Kuhn.