Il 34enne, dopo l'omicidio plurimo, aveva individuato altri due bambini. Voleva compiere nuove stragi con le stesse modalità
RUPPERSWIL - Alla vigilia del processo per il quadruplo assassinio di Rupperswil (AG), il Tribunale distrettuale di Lenzburg (AG) ha pubblicato l'atto d'accusa. Secondo il documento, il 34enne svizzero aveva pianificato minuziosamente il suo atto criminale. Non solo: ne aveva previsti due altri con le medesime modalità nei cantoni di Soletta e Berna.
L'uomo, reo confesso, è accusato di aver sgozzato una madre di famiglia 48enne, i suoi due figli di 13 e 19 anni, nonché l'amica 21enne del primogenito. I tragici fatti si svolsero il 21 dicembre 2015.
L'imputato, uno studente che aveva allenato una squadra di calcio giovanile, deve rispondere di assassinio plurimo, ripetuta estorsione, sequestri di persona, atti sessuali con un fanciullo, ripetuta coazione sessuale, incendio intenzionale e possesso di materiale pornografico proibito. Potrebbe essere condannato alla detenzione a vita e a una misura d'internamento.
Secondo l'atto d'accusa, il 34enne era consapevole delle proprie tendenze pedofile da diversi anni. Da tempo si interessava al ragazzino 13enne. Ha iniziato a preparare il suo piano criminale nell'estate del 2015. Si è ripetutamente recato nel quartiere delle sue vittime per valutare la situazione e ha acquistato il coltello da cucina di 30 centimetri di cui si è servito per l'assassinio plurimo.
Per accedere alla casa della tragedia si è fabbricato una falsa carta da visita per farsi passare come collaboratore del servizio psicologico scolastico. Ha pure redatto una falsa missiva che evocava il suicidio di un allievo a causa di mobbing nella scuola frequentata dal figlio minore.
Il giorno del crimine, l'imputato ha aspettato che l'amico della madre partisse al lavoro per presentarsi alla porta tra le 7.30 e le 8.00. Servendosi della falsa carta da visita, ha fatto credere alla donna che il suo figlio più giovane era collegato alla vicenda di mobbing. La donna lo ha fatto entrare. L'uomo ha discusso dapprima con la madre, poi solo con il bambino.
Sempre secondo l'atto d'accusa, di 20 pagine, minacciando il ragazzino con il coltello, ha obbligato la madre a legare mani e piedi del figlio maggiore e della sua compagna con fascette serracavi e nastro adesivo, prima di inviarla a prelevare del denaro in banca - circa 1000 euro e 10'000 franchi - e di legarla a sua volta. Poi ha ripetutamente abusato sessualmente del figlio minore con sex toy fotografando e filmando tutto. In seguito ha legato pure il bambino.
L'accusato ha sgozzato il figlio 19enne sotto gli occhi della compagna, per poi ucciderla allo stesso modo. Ha soppresso la madre, e sempre tranciandogli la gola, il bambino 13enne.
Dopo aver compiuto i quattro assassinii, il 34enne ha versato del combustibile per lampade a olio un po' ovunque in casa e ha appiccato il fuoco prima di abbandonare il luogo. È tornato a casa sua, non lontano dal luogo del crimine, ha fatto una doccia e poi una passeggiata con sua madre e i suoi cani.
La sera ha cenato con due amici a Zurigo e ha giocato al casinò. "La vita dell'accusato è proseguita come prima dei crimini", scrive il procuratore. Nei mesi che hanno fatto seguito ai delitti, l'uomo ha ripetutamente visionato il film degli abusi sessuali commessi sul bambino.
Il denaro ottenuto dalla madre 48enne gli è servito per pagare la cena zurighese, per saldare fatture del veterinario, per premi di cassa malattia e per offrire un viaggio a Parigi a sua madre in occasione del suo 60esimo compleanno.
Alcuni giorni dopo la strage, l'accusato ha iniziato a preparare crimini simili. Ha cercato su internet immagini di bambini di età compresa tra 11 e 15 anni che somigliassero al 13enne di Rupperswil. Ha individuato due famiglie, una nel canton Soletta e una nel canton Berna.
Ha preparato false lettere con intestazione delle scuole dei due comuni e poi ha proceduto a sopralluoghi in maggio. Ha pure acquistato corda e materiale infiammabile, riposti assieme a fascette serracavi, nastro adesivo, sex toy e bottiglie di olio per lampade nello stesso zaino utilizzato a Rupperswil. Al suo domicilio la polizia ha pure trovato una pistola.
L'11 maggio, il giorno precedente il suo arresto in un ristorante di Aarau, l'uomo si era recato nel quartiere della famiglia solettese e le aveva telefonato. Secondo la procura non vi è dubbio: l'uomo si apprestava a compiere lo stesso crimine di Rupperswil, ma poi ha cambiato idea ed è tornato a casa. L'accusato ha riportato precisamente i suoi piani in un quaderno.
Su un disco rigido il 34enne, incensurato, ha salvato 1004 video e 10'489 fotografie con contenuti pedofili.
È detenuto dal dicembre del 2016 in regime di espiazione anticipata della pena. Il procuratore intende rendere nota la richiesta di pena durante il processo, che dovrebbe chiudersi venerdì.