Vicenda surreale per una giovane, dopo un acquisto online. Regolarmente pagato. I retroscena.
Katya Schober-Foletti, consulente giuridica per l'ACSI: «Caso raro». Anche se non è la prima volta che queste società fanno discutere.
LOCARNO - Da tre mesi è perseguitata da una società d'incasso. Ingiustamente. Perché la giovane locarnese protagonista di questa vicenda, dopo avere effettuato un acquisto su un negozio online, ha regolarmente saldato il conto, secondo i termini stabiliti. «Il negozio – spiega la ragazza – ha fatto partire erroneamente la richiesta di riscossione d'incasso».
Richiami e pressioni – Risultato? Una serie di richiami e di pressioni. Anche con toni minacciosi. «Io col negozio sono a posto. È con questa agenzia, basata nel canton Vaud, che non so più come comportarmi. Vogliono anche cento franchi in più per il disturbo. Mi hanno anche detto che se non li verso, andranno avanti con la procedura e aumenteranno l’importo. Verrei inoltre registrata nella banca dati degli insolventi».
Spese supplementari poco chiare – Stando alle raccomandazioni di Orion, nota azienda nazionale specializzata in consulenza giuridica, il consumatore sarebbe spesso confrontato con le attività delle società di recupero crediti. In alcuni casi queste, oltre a riscuotere il credito con gli interessi (solitamente ammontano al 5% con decorrenza dal primo sollecito), applicherebbero pure nelle fatture spese supplementari non giustificate.
Un caso anomalo – Katya Schober-Foletti, consulente giuridica per l’Associazione Consumatrici e Consumatori della Svizzera italiana (ACSI), tuttavia, ammette: «È la prima volta che riceviamo una segnalazione su un consumatore che ha regolarmente pagato e che si vede recapitare richieste di pagamento da parte di un ufficio d'incasso per una fattura regolarmente pagata».
Richieste da contestare – La parola d’ordine in tutti i casi è una sola: mai pagare più del dovuto, considerando anche gli interessi e le eventuali clausole. «Se la consumatrice – riprende l’avvocatessa Schober-Foletti – è certa di aver pagato regolarmente, le richieste di pagamento giunte dall’agenzia incasso vanno contestate. Solitamente solo la prima, per lettera raccomandata, allegando il giustificativo di pagamento».
Le maniere forti – Ma la ragazza locarnese questo livello lo ha già superato da un pezzo. «Se la consumatrice continua a ricevere pressioni, deve scrivere ancora una lettera raccomandata chiedendo il blocco immediato delle richieste di pagamento e delle minacce. Pena, una richiesta indirizzata direttamente alla Pretura e una querela penale, con carico delle spese e delle tasse all’ufficio d'incasso. Si spera che con queste “contro minacce” l’ufficio d'incasso desista da ulteriori tentativi».
Per non finire nei guai – Infine, qualche consiglio più generale. «Per non finire nei guai è necessario tenere i propri documenti in ordine, soprattutto le prove dei pagamenti e contestare subito a mezzo raccomandata quando giungono delle richieste di pagamento che appaiono infondate».