Una mozione firmata da Plr, Lega e Ppd propone di aumentare la remunerazione dell'energia fotovoltaica. Ma non i sussidi
BELLINZONA - In tempi di grandi discorsi - «bla bla» per alcuni - sul clima, in Ticino arrivano nuove proposte. I gruppi Ppd, Lega e Plr in Parlamento hanno firmato una mozione per chiedere al Consiglio di Stato di aumentare la remunerazione dell'energia solare prodotta dai privati. Si astengono Verdi e Ps, che puntano invece sui sussidi cantonali.
Secondo i firmatari - Fiorenzo Dadò, Marco Passalia (Ppd), Sabrina Aldi, Bruno Bizzini (Lega), Alessandro Speziali e Alessandra Gianella (Plr) - l'investimento per la posa di pannelli solari in Ticino al momento è «eccessivo e poco invogliante» in particolare «per i piccoli proprietari». Il prezzo di vendita dell'energia è mediamente inferiore ai 10 Kwh: troppo poco per i mozionanti, che chiedono di portarlo «almeno» a 15 kwh, o a 20.
In questo modo secondo Plr, Lega e Ppd si potrebbero ridurre i sussidi cantonali versati dallo Stato: il Cantone «potrebbe intervenire versando unicamente le differenze per garantire
l’ammortamento nel caso di forti variazioni di produzione o dei prezzi dell’energia verde» si legge nella mozione.
Proposte della Mozione
Con la presente Mozione si chiede prioritariamente di vagliare la possibilità di passare a una remunerazione adeguata dell’energia immessa in rete, per un valore possibilmente non inferiore ai 15 centesimi per kWh. Per stabilire tale remunerazione sarà necessario conoscere il prezzo reale di commercializzazione dell’energia fotovoltaica, che oggi verosimilmente è superiore ai 20 centesimi al kWh. La nuova remunerazione dovrà essere flessibile e tenere in considerazione l’oscillazione del mercato, inoltre dovrà considerare sia i nuovi impianti che quelli già installati.
In alternativa a quanto proposto, si potrebbe eventualmente adottare una remunerazione dell’energia immessa in rete personalizzata, partendo dalla mappatura dei tetti di Oasi. Un algoritmo adeguato potrebbe calcolare facilmente tutti i parametri e stabilire automaticamente la remunerazione affinché l’impianto sia ammortizzato in 15 anni. Invece di versare dei sussidi una tantum, l’Ente pubblico potrebbe intervenire versando unicamente le differenze per garantire l’ammortamento nel caso di forti variazioni di produzione o dei prezzi dell’energia verde.
A questo punto, potrebbe addirittura rendersi necessario rivalutare i sussidi cantonali, che generano costi amministrativi elevati e che, con questo aggiustamento, potrebbero risultare ridondanti.
Considerata anche la situazione in cui versano le casse pubbliche, gli importi oggi destinati alla posa di impianti ma insufficienti, potrebbero eventualmente essere utilizzati per studi e ricerche finalizzate allo sviluppo di nuove tecnologie nel settore delle energie pulite e rinnovabili, oggi più che mai necessarie, per i quali in tutti casi occorrerebbe investire maggiormente. Un approccio di questo tipo, se ben pianificato e coinvolgendo anche l’imprenditoria privata, potrebbe portare a ricadute positive anche per l’economia cantonale. Non da ultimo, si potrebbe eventualmente valutare un accordo con BancaStato, che potrebbe concedere dei prestiti a tasso agevolato da rimborsare in 15 anni a beneficio di coloro che si rendono virtuosi con progetti innovativi di produzione di energia rinnovabile.