Firmato oggi un accordo storico a Washington, con la benedizione del presidente americano
WASHINGTON - L'accordo sulla normalizzazione delle relazioni economiche fra Serbia e Kosovo siglato oggi a Washington dal presidente serbo Aleksandar Vucic e dal premier kosovaro Avdullah Hoti con la mediazione degli Usa e alla presenza del presidente Donald Trump, è destinato a facilitare e intensificare gli scambi fra Belgrado e Pristina, creando le condizioni per la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali, per un maggiore sostegno al settore privato e la creazione di nuovi posti di lavoro. L'intesa contempla anche aspetti non economici.
Come hanno riferito i componenti della delegazione serba, gli Stati Uniti accorderanno un notevole aiuto finanziario e tecnico sia a Belgrado sia a Pristina. Con tale accordo, si allarga la zona cosiddetta della "mini-Schengen", con il Kosovo che aderisce all'intesa già raggiunta lo scorso anno da Serbia, Macedonia del Nord e Albania con l'obiettivo di abolire il più possibile ostacoli e barriere negli scambi economici e commerciali fra i vari Paesi dei Balcani. Cosa questa in grado di accrescere sensibilmente le potenzialità e la competitività dell'intera regione a fronte delle altre grandi realtà economiche.
Come ha detto il presidente Vucic, è stato deciso che riguardo alla disputa relativa alla sovranità sul lago Gazivode, situato in parte in Kosovo e in parte in Serbia, verrà fatto uno studio di fattibilità da ambo le parti, unitamente al Dipartimento dell'energia degli Usa, in base al quale saranno distribuite le risorse energetiche derivanti da tale lago, ritenuto economicamente strategico sia da Belgrado che da Pristina.
Saranno realizzati progetti infrastrutturali miranti a facilitare i trasporti e i collegamenti fra Serbia e Kosovo, in linea con gli accordi sul ripristino dei collegamenti aerei e ferroviari tra Belgrado e Pristina conclusi nei mesi scorsi, anche in quel caso con la mediazione degli Usa. A Belgrado sarà aperto un ufficio del Fondo di sviluppo americano, un segnale forte - ha detto Vucic - alle agenzie di rating e agli investitori, sia americani che europei, a puntare sulla Serbia e l'intera regione.
L'accordo prevede inoltre l'impegno delle due parti a difendere la libertà religiosa e gli edifici di culto. In Kosovo, che è a maggioranza di popolazione albanese e musulmana con una minoranza serba di circa il 5%, si trovano numerosi monasteri, chiese e altri edifici appartenenti alla Chiesa ortodossa serba, con Belgrado che lamenta una loro scarsa protezione da parte delle autorità di Pristina.
Le due parti inoltre si impegnano ad accelerare le ricerche e l'identificazione delle persone che risultano ancora scomparse per il conflitto armato degli anni 1998-1999, e a porre Hezbollah fra le organizzazioni terroristiche. Al tempo stesso Pristina e Belgrado accettano una moratoria di un anno nelle rispettive campagne internazionali - il Kosovo alla ricerca di sempre più adesioni alle organizzazioni internazionali, la Serbia per convincere il maggior numero di Paesi a revocare il sì all'indipendenza di Pristina.