Se Evergrande fallisse, «sarebbe il più grande test per il sistema finanziario cinese da anni», secondo gli analisti
Si stima che la montagna di debiti del colosso immobiliare si aggiri attorno ai 260 miliardi di dollari
PECHINO - Quando un colosso cade, l'onda d'urto può essere devastante. Non vale solo per la tangibile realtà, ma anche per il mondo finanziario, che, in particolare in Cina, ha tutti gli occhi puntati sul gruppo Evergrande.
Un gigante con una montagna di debiti - si parla di 260 miliardi di dollari - e legami con una miriade di banche, azioni in picchiata e obbligazioni verso il default. Uno scenario che peggiore non potrebbe sembrare, se non per le parole di Xu Jiayin, il proprietario miliardario, che ha cercato di assicurare tutti: «Non ci sarà nessuna bancarotta».
Una dichiarazione che gli investitori hanno preso con le pinze, poiché non vedono come si possa evitare un tale scenario. In ogni caso, la situazione delicata torna a far riflettere anche sul concetto del "Too Big To Fail" ("troppo grande per fallire"): il Governo centrale permetterà un simile patatrac?
Evergrande, di cosa parliamo?
Ma riavvolgiamo il nastro. Cos'è Evergrande? Si tratta di un gruppo che, partito da agenzia immobiliare, è andato presto ben oltre la costruzione di case ed appartamenti. Nel corso degli ultimi anni, infatti, Jiayin ha investito in veicoli elettrici (senza venderne nemmeno uno), in produzioni media e Internet, in un'azienda d'acqua minerale, e ha pure realizzato un parco tematico (Evergrande Fairyland) e una squadra di calcio (il Guangzhou FC). Una crescita incredibile, condita da prestiti e transazioni con altri magnati cinesi. Al momento, il gruppo sostiene di impiegare 200'000 persone e di generare indirettamente 3,8 milioni di posti di lavoro.
Il settore immobiliare è tradizionalmente uno dei motori dell'economia cinese, perché il gigante di Xu Jiayin è sull'orlo del fallimento?
Oltre alla montagna di prestiti, ha influito la decisione di Pechino - sempre più preoccupata del tema del surriscaldamento globale - di inasprire le condizioni di credito per gli sviluppatori immobiliari, negli ultimi mesi. Secondo le nuove regole, riportate in un rapporto dell'agenzia di stampa AFP, Evergrande non può più vendere proprietà prima che siano formalmente completate. In passato, il gruppo aveva ampiamente approfittato di questo modello per finanziare le proprie operazioni.
«Una crisi di liquidità»
Nel 2020, la società ha iniziare a preoccuparsi per quanto concerne la liquidità. A quanto riporta Bloomberg, l'azienda avrebbe inviato una lettera al Governo del Guangdong in agosto, avvertendo del rischio di «una crisi di liquidità» e di possibili «default incrociati» nel settore finanziario, entro gennaio 2021. La lettera è poi emersa al pubblico il 24 settembre, facendo crollare le azioni della società.
La crisi è stata allora però evitata, quando un gruppo d'investitori ha rinunciato ad un rimborso di 13 miliardi di dollari, ma è stata solo una soluzione temporanea.
Cosa ci aspetta, ora?
Evergrande, che ha ammesso una certa «mancanza di progressi» e una «tremenda pressione», ha bisogno di ricavare liquidità, al più presto. In una dichiarazione odierna alla borsa di Hong Kong, il gruppo ha detto di aver assunto dei consulenti finanziari per guardare a «tutte le soluzioni possibili» per pagare la sua montagna di debiti, per poi incolpare la copertura negativa dei media per le sue difficoltà, poiché i rapporti avrebbero «spaventato i potenziali acquirenti».
Gli occhi di tutti, ora, sono puntati sulla società: «Un fallimento di Evergrande sarebbe il più grande test per il sistema finanziario cinese da anni», ha affermato all'AFP l'analista Mark Williams, di Capital Economics.
Il dilemma delle autorità
Il Governo centrale potrebbe intervenire con una sorta di salvagente, coordinando con potenziali acquirenti e rinegoziando le scadenze di pagamento, ma lo farà?
È un dilemma. Da un lato, salvare Evergrande condonerebbe quel tipo di prestito sconsiderato che ha messo nei guai Xu Jiayin (come è successo anche, in passato, ad Anbang Group e HNA Group), portando ad una rischiosa convinzione, per le aziende, che «c'è sempre lo Stato a salvarvi, alla fine». Invece, permettere ad Evergrande di crollare sì, renderebbe il sistema finanziario più resistente nel lungo periodo, ma avrebbe fortissime ripercussioni su tutto il sistema finanziario e su milioni di proprietari di case, in Cina. È una mossa che potrebbe inoltre intaccare i favori del Partito comunista.
Al di fuori del Quartier generale di Shenzhen, intanto, continuano le proteste degli investitori, che chiedono la restituzione del denaro, e dei clienti, che temono che gli appartamenti, già pagati in anticipo, non saranno mai costruiti.