Sabato 20 agosto il Paese non sarà più in '"libertà vigilata", come imposto dall'Ue dopo la crisi economica
ATENE - Ancora una settimana e la Grecia sarà fuori dall'incubo della drammatica crisi economica che dal 2009 ha cambiato la storia dell'Europa intera.
Il gran giorno? Sabato 20 agosto - Dopo i programmi di salvataggio - fatti di stipendi dimezzati, tagli alle pensioni e alla spesa medica, aumenti dell'Iva e delle imposte indirette -, i referendum e le proteste di piazza, negli ultimi quattro anni Atene è riuscita a reggersi sulle proprie gambe. E ora anche l'ultima conferma è arrivata: sarà di sabato, il 20 agosto, che il Paese uscirà dalla 'libertà vigilata' Ue. L'ultimo passo di un percorso lacrime e sangue per la sua popolazione, che nel giro di un decennio ha restituito un'economia risanata ma anche lezioni da imparare per l'intera Unione.
La conferma da Bruxelles - Con una missiva inviata al ministro delle Finanze greco, Christos Staikouras, i commissari europei responsabili dell'Economia, Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis, hanno certificato la decisione già annunciata all'Eurogruppo dello scorso 16 giugno: Atene può uscire dal regime di sorveglianza speciale dei suoi conti pubblici - mantenuto anche dopo l'accordo che nel 2018 ha messo la parola 'fine' sulla crisi - e tornare al normale ciclo di monitoraggio del semestre europeo.
L'autocritica Ue - Questo perché ora la resilienza della sua economia «è notevolmente migliorata» e «i rischi di ricadute sull'Eurozona sono notevolmente diminuiti». Una scommessa vinta che, però - era stata l'autocritica di Gentiloni - non significa che «non siano stati fatti errori» da cui imparare nella gestione della crisi.
A non poter dimenticare il fardello delle misure draconiane sono i cittadini greci, arrivati alla fine del processo di aggiustamento con un reddito alleggerito del 25%. Dalla fiducia tradita, con lo scandalo dei dati falsati per coprire le voragini nel bilancio nazionale sull'orlo del fallimento, la Grecia è stata assistita con tre programmi di aiuto consecutivi.
240 miliardi di prestiti - In totale, i 19 Paesi dell'Eurozona hanno sborsato oltre 240 miliardi di euro attraverso prestiti bilaterali all'inizio, e il fondo salva-Stati (Mes) poi, per il più costoso intervento economico internazionale mai varato a favore di un singolo Paese. Durissime però le riforme previste dalla Troika Ue-Bce-Fmi.
Le conseguenze - A raccontarle, una dopo l'altra, le immagini della vita di tutti i giorni di un decennio intero: edifici dismessi ovunque nelle vie del centro di Atene, lunghe code fuori dalle mense gestite dalla chiesa greca e dalle associazioni di assistenza, serrande abbassate di negozi falliti, prezzi di alimentari, benzina e gasolio per il riscaldamento a livelli record, con la gente che è ritornata nei boschi a far legna per i camini. Tutta benzina sul fuoco di un malcontento contro Bruxelles che negli anni si è riversato nelle piazze, facendo paventare anche il rischio di una 'Grexit'.
Oggi il Paese, riportato dal baratro del 2009 (quando presentava un deficit del 15% e una crescita del -4,3%) a un quadro decisamente più nella media (con un deficit intorno al 5,5% e una crescita per il 2022 stimata al 4%, pur con un debito ancora record del 189,3%), nella valutazione di Bruxelles ha rispettato «la maggior parte degli impegni politici assunti» e «messo in atto un'agenda di riforme efficace», anche a fronte del Covid e della guerra in Ucraina. Dal canto suo, Atene assicura di voler continuare su questa strada, attuazione del Pnrr compresa, mostrando al mondo la sua «credibilità».
Una riflessione anche per l'Eurozona - Dopo un decennio di programmi di aiuto non semplici anche per Irlanda, Spagna e Portogallo e con lo spettro della recessione dietro l'angolo e livelli di debito inediti oltre il 100% per ben più di un Paese, anche l'Eurozona è però chiamata a riflettere. E il confronto sulla riforma delle regole Ue sui conti pubblici, destinato a entrare nel vivo in autunno, sarà decisivo.