L'INTERVISTAIl terrorismo dei suprematisti bianchi: «L'obiettivo è scatenare una guerra razziale»

BARI - Terrorismo internazionale, propaganda, istigazione a delinquere: è solo una parte delle accuse rivolte al giovane 23enne Luigi Antonio Pennelli arrestato ieri mattina a Bari. Il ragazzo, suprematista bianco, faceva parte dell’organizzazione terroristica americana “The Base”.

Matteo Pugliese, ricercatore presso l’ISPI (Istituto per gli studio di politica internazionale) ed esperto di terrorismo internazionale ci aiuta a capire meglio il pericolo dietro questa ideologia. «L'idea di fondo è che i bianchi siano vittime di una "grande sostituzione etnica" provocata dall'immigrazione o - per gli Usa - dalle comunità afroamericana e latina», spiega l’esperto. «Alcune sigle, come i Proud Boys, hanno scelto una via politica radicale e usano la violenza come forma di intimidazione. Altre, come The Base, sono veri e propri gruppi terroristici, che organizzano attentati per spingere la società americana ad una guerra razziale». 

Proprio questa ultima organizzazione è emersa nell'indagine della polizia italiana che ha condotto all'arresto del giovane. «”The Base” è stata fondata da Rinaldo Nazzaro nel 2018 negli Usa, ma attualmente vive a San Pietroburgo sotto la protezione del regime russo. Anche l'ideologia antisemita è molto forte, come i richiami simbolici al nazismo, perché si accusano gli ebrei di permettere la sostituzione etnica e il multiculturalismo occidentale».

La polizia ha arresto Pennelli in possesso di armi illegali, crede che era pronto a compiere un atto terroristico?

«Casi precedenti, come la strage di Firenze commessa dal neofascista Gianluca Casseri nel 2011 e l'attentato di Macerata compiuto nel 2018 da Luca Traini, ci insegnano che singoli individui radicalizzati con accesso ad armi possono costituire una minaccia reale. Nel caso di Pennelli c'erano premesse ideologiche molto serie. Aveva a disposizione qualche arma ma era pronto a procurarsene di più potenti per vari canali illeciti. A mio avviso un attacco terroristico non era imminente ma si stavano creando le condizioni per realizzarlo».

Pennelli è considerato un lupo solitario oppure l'ideologia di "The Base" è estesa a tutta l'Italia?

«Premesso che la reale affiliazione di Pennelli a The Base va verificata, penso che la presenza in Italia si limiti a casi sporadici. L'estremismo neofascista italiano mantiene una mentalità e un approccio diverso da quello terroristico di "The Base". Negli ultimi anni vi sono stati alcuni casi di emulazione ma non sono mai riusciti a coinvolgere più di due o tre persone. Si tratta spesso di adolescenti o persone con problemi personali».

Come agiscono questi gruppi terroristi? 

«Secondo la teoria accelerazionista, occorre spingere la società verso una guerra civile e razziale, per mezzo di attentati terroristici che alzino la tensione, al fine di poter giustificare una pulizia etnica e la creazione di un etno-stato bianco. Per raggiungere questi obiettivi, The Base come altri gruppi reclutano soprattutto online con un potente sistema di propaganda. Se è possibile, vengono poi organizzati campi di addestramento all'uso di armi ed esplosivi».

Abbiamo bene in mente le immagini dell'attacco a Capitol Hill, quali legami ci sono?

«Nell'assalto a Capitol Hill istigato da Donald Trump c'erano gruppi dell'alt-right americana che vanno dai Proud Boys agli Oath Keepers, i cospirazionisti di QAnon e di teorie antisemite, sino a frange di suprematisti bianchi che parlano esplicitamente di pulizia etnica nei confronti dei neri. Da quel terreno fertile emergono individui radicalizzati che scelgono di affiliarsi a gruppi terroristici come The Base per passare all'azione». 

Quali sono gli strumenti delle autorità per arginare la minaccia?  

«L'apparato antiterrorismo italiano ha dimostrato grande efficienza nel rilevare la minaccia di estrema destra, anche in collaborazione con le autorità americane e di Europol. Nessun paese è escluso da questo rischio. I casi che sono emersi suggeriscono di non abbassare la guardia perché si tratta di un fenomeno in crescita. Oltre alla dimensione della repressione, servirebbe anche una legge sulla prevenzione della radicalizzazione, con interventi in campo sociale ed educativo».