Il movente politico appare sempre più evidente, più che il malcontento delle misure anti-contagio
BELGRADO - A Belgrado gli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi si sono protratti fino verso mezzanotte, poi si sono notevolmente diradati.
Le forze dell'ordine hanno assunto il controllo dei punti sensibili del centro della capitale, dopo che le violenze si sono protratte per circa quattro ore.
A lungo gli agenti in assetto antisommossa e alcune migliaia di manifestanti violenti si sono affrontati in una vera e propria guerriglia urbana, gli uni lanciando sassi, bottiglie e fumogeni e dando fuoco a cassonetti e altri contenitori, gli altri rispondendo con manganelli e gas lacrimogeni.
Come avvenuto la notte scorsa, una vasta zona del centro di Belgrado è stata trasformata in un campo di battaglia. E appare più che evidente come alla base della protesta vi siano motivazioni politiche e di ostilità al governo e al presidente Vucic, piuttosto che la sola insoddisfazione per le annunciate nuove restrizioni anti-Covid.
In tarda serata il ministro dell'interno Nebojsa Stefanovic ha stigmatizzato i nuovi disordini nella capitale, affermando che in Serbia a nessuno sarà consentito di prendere il potere con la forza e la violenza, senza partecipare alle elezioni nel rispetto delle regole democratiche.
«È chiaro che non si tratta del coronavirus o delle misure restrittive prese per l'epidemia, ma solo ed esclusivamente di violenza pura e gratuita», ha detto Stefanovic in una conferenza stampa. Chiunque può protestare e manifestare pacificamente, ma chi esce per strada solo per atti di violenza verrà perseguito e ne risponderà nei termini di legge - ha affermato il ministro, secondo il quale negli scontri della serata sono rimasti feriti altri 10 poliziotti.