Francesco rinnova l'appello urgente per la pace, sottolineando l'importanza del negoziato e chiedendo preghiere.
ROMA - C'è una sensazione nuova e di urgenza negli appelli alla pace del Papa, che si susseguono nelle ultime settimane. Parole dalle quali, dopo attenta riflessione, si evince un sottofondo di urgenza, come se il tempo a disposizione, per uscire dalla dinamica delle bombe, fosse sempre meno e che gli eventi possano ora davvero sfuggire di mano. Lo aveva fatto nell'intervista alla Rsi, ormai nota come "quella della bandiera bianca" e l'ha ribadito nuovamente oggi.
Come ogni mercoledì il Pontefice questa mattina è stato infatti impegnato nella consueta udienza generale. Al termine della quale è seguito il nuovo appello, ripreso da tutte le agenzie. «Non dimentichiamo mai - ha detto Bergoglio -: la guerra sempre è una sconfitta, non si può andare avanti in guerra».
Aggiungendo che, «dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per negoziare, per finire la guerra». Dunque non può non passare inascoltato il «non si può andare avanti in guerra», con il richiamo rinnovato al «negoziato». Senza se e senza ma, («con ogni sforzo»).
In precedenza, Papa Francesco aveva raccomandato a San Giuseppe - di cui ieri si celebrava la solennità - «le popolazioni della martoriata Ucraina e della Terra Santa, la Palestina, Israele, che tanto soffrono l'orrore della guerra». Con una richiesta finale: «preghiamo» per la cessazione dei conflitti.