Una differenza di 50 miliardi separa i due schieramenti
BRUXELLES - Alla cena dei leader il presidente del Consiglio europeo Charles Michel non ha presentato una nuova proposta perché non è stato ancora trovato un accordo sulla dotazione dei sussidi per il Recovery Fund. Per i paesi frugali (Olanda, Svezia, Danimarca, Austria) e Finlandia la linea rossa sono 350 miliardi, mentre per Italia, Spagna, Francia, Germania e molti altri paesi l'asticella si ferma a 400 miliardi.
Lo si apprende da fonti diplomatiche europee, che spiegano: una sforbiciata a 350 miliardi significherebbe tagli a transizione verde, digitale, investimenti. La discussione prosegue ma per il momento Michel non può proporre una cifra.
Michel e «il volto di un'Europa debole» - «I 27 leader responsabili nei confronti dei popoli d'Europa sono in grado di costruire unità e fiducia nell'Europa? Oppure, attraverso uno strappo, presenteremo il volto di un'Europa debole, minata dalla sfiducia?». È una parte dell'intervento del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la plenaria dei leader, al vertice Ue in corso da venerdì a Bruxelles.
«Durante i negoziati ho ascoltato tutti, mostrato il massimo rispetto. Continuerò a lottare per un accordo, con lo stesso rispetto - ha aggiunto -. Il mio auspicio è che giungiamo a un accordo e che Financial Times e i nostri altri giornali domani titolino che l'Ue è riuscita in una missione impossibile».
I punti della discordia - L'ammontare degli aiuti a fondo perduto, le procedure della relativa "governance", l'entità dei rimborsi ad alcuni paesi, il legame tra erogazione dei fondi europei e il rispetto dello stato di diritto, l'ampiezza del bilancio Ue 2021-2027. Sono questi i principali nodi su cui i leader dell'Unione europea si confrontano da tre giorni a Bruxelles senza riuscire a trovare un accordo.
Aiuti a fondo perduto - I 500 miliardi di euro proposti dalla Commissione europea sono troppi per i paesi "frugali". Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia vorrebbero scendere ben sotto la soglia dei 400 miliardi ampliando la quota dei prestiti, fissata inizialmente a 250 miliardi, per mantenere l'importo complessivo di 750 miliardi indicato per il Recovery Fund.
Governance aiuti - I frugali, Paesi Bassi in testa, vogliono un meccanismo che consenta loro di porre un veto all'approvazione dei piani che dovranno essere presentati dai singoli paesi e che saranno esaminati dalla Commissione europea. Stessa cosa per quanto riguarda lo stop all'erogazione dei fondi nel caso in cui il paese interessato non rispetti gli impegni indicati nel piano. Il compromesso potrebbe essere il cosiddetto "super freno d'emergenza" proposto dal Consiglio europeo.
Rimborsi (rebates) - Un'ampia maggioranza di paesi vorrebbe abolire, profittando dell'uscita dall'Ue del Regno Unito, questo meccanismo introdotto in seguito alla battaglia condotta all'epoca da Margaret Thatcher al grido «I want my money back» (voglio indietro i miei soldi). Ma Olanda, Austria, Svezia e Danimarca vogliono mantenere e anzi ampliare l'entità dei rimborsi che gli vengono dati, in base a complicatissimi calcoli, per compensare i loro versamenti alle casse del bilancio Ue.
Stato di diritto - Moltissimi paesi Ue sarebbero d'accordo a introdurre una procedura che possa bloccare l'erogazione dei fondi a quei paesi - oggi Ungheria e Polonia - finiti sotto esame per il sospetto di non rispettare i principi dello stato di diritto. Budapest e Varsavia non vogliono sentirne parlare.
Bilancio Ue 2021-2027 - Molti paesi nordici ritengono che la proposta sul tavolo (stanziamento di 1'074 miliardi per sette anni) sia eccessiva e vorrebbero un ulteriore taglio.