Il giudice della contea di Fulton ha deciso, in nome della trasparenza, che il dibattimento sarà trasmesso in diretta da radio e TV.
WASHINGTON - La data non c'è ancora, ma quello di Donald Trump ad Atlanta per il tentativo di sovvertire il voto in Georgia nel 2020 sarà di sicuro un processo show, mentre già fioccano condanne pesantissime per i leader del gruppo di estrema destra Proud Boys per l'assalto al Capitol.
Il giudice della contea di Fulton Scott McAfee ha deciso infatti, in nome della trasparenza, che il dibattimento sarà trasmesso interamente live sul canale Youtube gestito dal tribunale e quindi anche da radio e tv. Autorizzato l'accesso pure dei fotografi.
Sarà quindi in mondovisione il processo che il tycoon teme di più per l'entità della possibile condanna e l'impossibilità di una grazia presidenziale, trattandosi di reati statali. E sarà la prima volta che le telecamere potranno riprendere completamente le udienze di uno dei quattro processi che attendono l'ex presidente, sempre saldamente al comando sui suoi rivali repubblicani nei sondaggi per la Casa Bianca.
I fotografi erano stati ammessi brevemente nell'aula del suo primo arresto, a Manhattan per il caso Stormy Daniels, ma poi l'unica immagine degli altri tre era arrivata dal famigerato carcere di Atlanta con l'ormai iconica foto segnaletica. Gli ultimi processi 'presidenziali' in tv risalgono all'impeachment di Bill Clinton e ai due di Trump, che tuttavia si guardò bene dal comparire al Congresso. Ora però sarà costretto a sedere sull'imbarazzante banco degli imputati di un tribunale, dopo essersi dichiarato ancora una volta "non colpevole".
Gli esperti già si dividono sull'effetto mediatico: secondo alcuni sarà demolito dalle prove "schiaccianti" dell'accusa; per altri invece il tycoon, consumato manipolatore delle masse, trasformerà il processo in uno show tv a suo favore. Il giudice comunque non ha ancora fissato la data d'inizio. La procuratrice Fani Willis aveva proposto il 4 marzo ma poi ha anticipato al 23 ottobre, dopo che due dei 19 imputati hanno chiesto un processo accelerato.
La difesa di Trump ha chiesto però di stralciare la sua posizione perché non avrebbe modo di esaminare le carte: l'obiettivo è dilatare al massimo i tempi per evitare un'eventuale condanna prima delle primarie o della convention per la nomination.
Piovono intanto condanne durissime su alcuni dei leader dei Proud Boys per l'attacco al Capitol dopo il comizio incendiario del tycoon: 17 anni all'ex veterano di guerra in Iraq Joseph Biggs, 15 a Zachary Rehl, 10 a Dominic Pezzola, gli ultimi due ex marine. Ora tocca al capo, Enrique Tarrio, che rischia sino a 33 anni.
Sul fronte politico si è riacceso invece il dibattito sulla gerontocrazia della politica Usa, dopo che l'81enne Mitch McConnell, il leader più a lungo in carica al Senato - dove guida i repubblicani da 16 anni -, è rimasto brevemente paralizzato per la seconda volta in pubblico dopo la rovinosa caduta in marzo. Il medico di Capitol Hill lo ha autorizzato a tornare al lavoro, attestando che "occasionali capogiri non sono inusuali dopo un trauma cranico e possono capitare anche per disidratazione".
Una tesi condivisa forse non disinteressatamente dal suo ex collega e amico al Senato Joe Biden, il più vecchio presidente Usa in carica, che avrebbe confessato privatamente di essere stanco ma che a quasi 81 anni corre per la rielezione nonostante una buona fetta dei democratici lo consideri troppo anziano.
A lanciare una bomba contro l'oligarchia dei matusalemme di Washington è stata la 51enne candidata presidenziale repubblicana Nikki Haley: "In questo momento il Senato è la casa di cura più privilegiata del Paese. McConnell merita credito per i suoi grandi successi politici ma devi capire quando andartene... Nessuno dovrebbe sentirsi bene nel vedere i blocchi di McConnell più di quanto dovremmo sentirci bene nel vedere Dianne Feinstein o il declino di Joe Biden", ha attaccato, riferendosi anche alla 90enne senatrice dem afflitta da problemi cognitivi. E al Senato è già partita la fronda per costringere a fare un passo indietro a McConnell, che invece vorrebbe concludere il mandato nel 2026.