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TENNISFederer e quei cinque, preziosissimi, trofei

15.09.22 - 22:00
L’elegante inarrivabilità di un campionissimo estraneo all’invidia
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Federer e quei cinque, preziosissimi, trofei
L’elegante inarrivabilità di un campionissimo estraneo all’invidia
Mai sopra le righe, mai stanco, sempre composto e leggiadro, Federer ha dato lezioni di stile prima ancora che di tennis.
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BASILEA - Non c’è alcuna sorpresa ma la malinconia non è comunque mancata: annunciando il proprio ritiro, che diverrà effettivo al termine della prossima Laver Cup, Roger Federer ha infatti ufficialmente chiuso un capitolo lunghissimo della storia del tennis. E della sua personale. E, anche e soprattutto, di quella di quanti per anni lo hanno sostenuto, applaudito, incitato. Amato insomma. 

Che il posto del renano non fosse più su un campo lo si sapeva da tempo. Lo avevano confermato le sue assenze, ripetute e rumorose, piuttosto che gli ultimi deludenti risultati. La speranza che, magari indossando il costume da mago, Roger potesse estrarre un coniglio dal cilindro era in ogni caso ancora viva in ogni fan. Invece, attraverso gli ormai indispensabili social, è arrivata la conferma che non ci sarebbe stato nessun incantesimo né colpo di teatro. È arrivata invece la lunga e commovente lettera con il quale il Maestro si è congedato dai tanti appassionati di racchetta e palline. Attenzione, non abbiamo usato apposta il termine “tifoso”. Perché a differenza di molti altri campionissimi di questo sport, negli anni in cui ha incantato, Federer ha saputo unire più che dividere, convincere più che far storcere nasi.

Ha cominciato con l’essere un raccattapalle dotato di grande talento ma già a 19 anni, età nella quale molti big in erba ancora devono capire dove e come migliorare, quali e quanti allenamenti fare, ha iniziato a riempire una bacheca che con il tempo ha raggiunto dimensioni imbarazzanti. Ha lanciato il suo lunghissimo sprint nel 2001, mettendo le mani sul trofeo dell’ATP di Milano e mostrando lampi di classe eccelsa raggiungendo i quarti sia al Roland Garros che a Wimbledon (dove ha fatto piangere re Pete Sampras), e non ha rallentato fino al 2019, anno nel quale ha giocato l’ultima grande finale della carriera. In mezzo ci sono stati il record di Slam vinti e quello del numero di settimane trascorse in vetta alla classifica (primati ceduti rispettivamente a Nadal e Djokovic), ci sono stati gli show nei Masters 1000 e nell’applauditissima edizione 2014 della Coppa Davis, portata per la prima volta in Svizzera grazie (anche) al suo contributo. Ci sono state due medaglie olimpiche - il dolcissimo oro in doppio del 2008 e l’amarissimo argento nel singolare del 2012 - le difficoltà e le lacrime degli anni bui 2013 e 2016 e il rientro in grande stile da vecchietto vincente.

Non sono in ogni caso il palmarès pesantissimo o le statistiche da far venire il mal di testa (i 103 tornei e i 1’251 match vinti in carriera sono solo la punta dell’iceberg) a rendere unico il basilese. La sua grandezza sta nella sua elegante inarrivabilità. Ha collezionato allori, è vero; a mandare in visibilio i fan è però stato il modo in cui ha vinto. Mai sopra le righe, mai (all’apparenza) stanco, sempre composto, leggiadro, sorridente, ha dato lezioni di stile ancor prima che di tennis. E pure quando ha perso - ed è capitato e ne ha sofferto - non si è mai rifugiato dietro una polemica o una scusa. Ha chinato il capo, sospirato e voltato in fretta pagina. Molti altri, così facendo, sarebbero passati per strafottenti o altezzosi; con la sua unica naturalezza Federer ha invece finito con l’essere simpatico. Lontanissimo, irraggiungibile, e per questo estraneo a ogni sentimento legato all’invidia. 

C’è poi quella cosuccia legata all’immagine pubblica. Alzi la mano chi si ricorda di una polemica o di un mezzo passo falso del Roger nazionale, una macchia sul suo curriculum. Niente. Ci sono la fondazione che fa del bene, gli affari etici, gli amici - altolocati e “semplici” - sempre sorridenti: tutto perfetto. In ultimo, ma solo per una chiusura importante, c’è la famiglia. La dedica più importante, tra le tante sottoscritte, il renano l’ha dedicata a Mirka e a Mila Rose, Charlene Riva, Leo e Lennart. Conosciuta durante la campagna a cinque cerchi a Sydney, la moglie lo ha guidato e sorretto, allungandogli (e di molto) la carriera. Arrivate a impreziosire il suo matrimonio, le due coppie di gemelli gli hanno invece riempito le giornate più difficili, soprattutto quelle degli ultimi due anni, e gli daranno una ragione in più per essere felice da questo autunno, quando sarà ufficialmente in pensione e, come tutti i grandi sportivi, dovrà reinventarsi per non farsi sopraffare dalla routine. Per evitare quell’ombra (della depressione) che, come l’ultimo Totti, ma anche Phelps, Thorpe o molti altri, tormenta chi ha passato la vita sotto la luce dei riflettori. Chiedeteglielo e, senza alcun dubbio, Federer indicherà questi cinque come i suoi trofei più preziosi.

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COMMENTI
 

Righe76 2 anni fa su tio
Bello e giusto porsi questa domanda, ma credo che il buon Roger nazionale abbia abbastanza da fare anche se non sarà più sotto i riflettori, ha avuto l’intelligenza di crearsi il suo futuro ancor prima di appendere la racchetta al chiodo! Forza RF!

Gnagno 2 anni fa su tio
Bravi che avete cambiato il nome dell'olimpiade, purtroppo però a Sidney Federer non ha vinto nulla, ha perso in semifinale da Haas e poi la finalina per il terzo posto con il francese Di Pasquale. Di nuovo, basta un piccola ricerca in rete :-). https://it.wikipedia.org/wiki/Tennis_ai_Giochi_della_XXVII_Olimpiade_-_Singolare_maschile

Gnagno 2 anni fa su tio
Bell'articolo, ma Mirka e Roger si sono conosciuti alle Olimpiadi di Sidney nel 2000, non a quelle cinesi :-)! Basta una piccola ricerca su Wikipedia, su dai :-)! https://de.wikipedia.org/wiki/Miroslava_Vavrinec

ORS3 2 anni fa su tio
Fiero di essere un suo fans… fiero di averlo visto dal vivo a Basilea… fiero di avere due “trofei” autografati direttamente dal RE!… fiero di essere stato incollato x ore e ore e ore davanti alla tele a vedere le sue vittorie ma anche le sconfitte… fiero di Roger the King

Mamy 2 anni fa su tio
Bellissimo articolo.
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