Il direttore della National League Denis Vaucher: «Più coreografie e tifosi, meno coronavirus»
«Non vedo l'ora di poter assistere a una partita nel nuovo impianto, ma la Valascia mi mancherà».
LUGANO/AMBRÌ - Manca sempre meno all'ingaggio d'inizio del nuovo campionato di hockey. Un campionato che si spera, dopo la pessima esperienza dello scorso anno, si possa avvicinare il più possibile a ciò a cui eravamo abituati. Tutti vogliono tornare a vivere serate di spensieratezza in pista, godendosi la partita ma anche tutto ciò che ruota attorno alla stessa. Ancora una volta, però, tutto dipenderà dall'evolversi della situazione legata alla pandemia: se i numeri rimarranno contenuti, allora avremo buone possibilità di assistere a una stagione (quasi) normale.
Una delle poche certezze, ad oggi, è che per accedere alle piste sarà necessario il certificato Covid, unico strumento che permette lo svolgimento dei grandi eventi senza particolari restrizioni. Ma che stagione si aspetta il direttore della National League Denis Vaucher? «Naturalmente, la mia speranza è che si possa parlare meno di coronavirus e nel contempo di poter di nuovo vedere le piste piene. I cori, le coreografie e i tifosi: le emozioni che il pubblico trasmette ai giocatori ci sono decisamente mancate l'anno scorso».
Quanta paura ha oggi che eventuali nuove restrizioni mettano ancora il freno al regolare svolgimento del campionato?
«L'esperienza della scorsa stagione ci ha insegnato che le decisioni politiche non possono essere pianificate. Tuttavia, siamo fiduciosi di poter iniziare la stagione in modo abbastanza "normale" utilizzando il certificato Covid. Non guardiamo indietro, dobbiamo ritrovare la normalità il prima possibile».
Quest'anno il pubblico potrà accedere in pista solo con un certificato Covid. È un buon punto di (ri)partenza?
«Direi di sì. Meglio questa misura che limitare la capienza negli stadi o addirittura escludere gli spettatori. A causa dell'attuale aumento dei ricoveri, è l'unica soluzione praticabile oggi».
Mettiamoci la paura di contrarre il virus e il green pass: pensa che assisteremo a una drastica diminuzione di spettatori nelle piste?
«Ci auguriamo che la richiesta di partite dal vivo rimanga alta e che il certificato Covid non sia una condizione per accedere agli stadi che si protragga per sempre. Se tutti coloro che possono vaccinarsi lo faranno, allora in futuro non vi sarà più bisogno di questo documento. Così ha detto anche il Consiglio federale».
Tutte e tredici le società allestiranno un "centro tamponi" all'esterno della pista o è a discrezione del club?
«La seconda. Non tutti i club daranno la possibilità ai propri tifosi di sottoporsi a un test rapido prima delle partite».
Da ottobre questi ultimi non saranno più gratuiti e alcune società starebbero pensando di andare incontro ai tifosi senza vaccino, pagando loro parte del test rapido...
«Devo essere sincero, sono un po' scettico al riguardo. Ma anche qui è a discrezione di ogni singolo club. Se qualcuno vorrà farlo, noi non ci opporremo...».
Una delle novità di quest'anno sarà la nuova pista di Ambrì...
«Non vedo l'ora di poter assistere a una partita nel nuovo impianto. Qualche tempo fa ho visitato il cantiere e ne sono rimasto positivamente colpito. Devo essere sincero però, il fascino della Valascia mi mancherà...».