Red Bull, risposta immediata
Scintille Leclerc-Sainz, chi sta davanti?
SUZUKA - Uno degli investimenti migliori nella storia della Formula 1 è stato quello fatto una ventina di anni fa da Dietrich Mateschitz. Quando nel 2004 il signor Red Bull rilevò per un dollaro la scuderia che portava il nome di Jackie Stewart, nessuno poteva immaginare che nel 2023 avrebbe festeggiato il suo sesto Mondiale Costruttori preparandosi a raddoppiare con il settimo titolo Piloti che Verstappen potrebbe assicurarsi già nella gara sprint del Qatar. Quando la Red Bull entrò in Formula 1 i sorrisetti tra i grandi costruttori si sprecarono. Ma dove credono di andare questi? Erano ancora anni in cui la bevanda che mette le ali faticava a imporsi. Lottava per poter arrivare in bar e supermercati senza che il consumo fosse vietato ai minori. Quando nel 2005 la gestione del team fu affidata a Christian Horner, solo i più attenti nel mondo del motorsport cominciarono a guardarla con interesse. La vera svolta avvenne quando a inizio 2006 Adrian Newey cominciò a lavorare nel team, anche se Ron Dennis, quando il super genio della F1 lasciò la McLaren, gli disse che se ne sarebbe pentito. Oggi la Red Bull sta festeggiando il suo sesto titolo Costruttori, mentre Newey è così abituato a vincere che domenica scorsa invece di essere a Suzuka a farsi spruzzare di bollicine Ferrari, era in Italia a guidare una delle sue Ferrari d’epoca in un raduno per vetture classiche.
La scelta di Newey di disertare la gara giapponese per la Cavalcade Classica con la sua fuoriserie, aveva dato, ancor prima di scendere in pista, la prima risposta del fine settimana nella terra del Sol Levante: la direttiva tecnica sulla flessibilità delle ali non aveva nulla a che fare con il flop della Red Bull a Singapore. Se ci fossero stati dei dubbi, secondo voi Newey se ne sarebbe andato a spasso per l’Italia in Ferrari? Max in pista ha poi cancellato anche i dubbi dei più scettici con un giro di qualifica mostruoso (soprattutto nel primo settore) e una gara solitaria davanti a tutti. Fosse stato per Perez non avremmo avuto risposte, ma quello del messicano ormai è un caso a parte.
La seconda domanda a cui il Giappone doveva dare una risposta era sulle gerarchie di casa Ferrari: Sainz aveva ormai spodestato Leclerc? Charles è tornato davanti al compagno sia in qualifica che in gara. Anche se non ha mai visto il podio neppure con un binocolo, stare davanti a Carlos era quello che gli serviva. Perché tutti e due assicurano di non dare importanza alla cosa, ma in realtà soffrono da matti quando vengono battuti dal compagno. Restano sei gare e tre sprint per vedere chi la spunterà. Mentre Max aumenterà i suoi record, dietro ci sarà da divertirsi.