Il Tribunale federale bacchetta il Ministero pubblico per un'indagine su un traffico di droga internazionale
LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) bacchetta la giustizia vodese. Avallare l'operato della procura locale, che ha ricevuto la benedizione del Tribunale cantonale, significherebbe legalizzare lo spionaggio in Svizzera, afferma il TF. Nel caso concreto gli inquirenti vodesi hanno sorvegliato all'estero presunti trafficanti di droga senza il consenso delle autorità straniere.
Nell'ambito di un procedimento riguardante un grosso traffico di cocaina, hashish e marijuana, il Ministero pubblico dell'est vodese ha ordinato l'installazione di segnalatori GPS e di microfoni nelle automobili dei sospettati nonché l'intercettazione delle loro comunicazioni telefoniche. I presunti trafficanti hanno viaggiato attraverso Francia, Spagna, Paesi Bassi e Germania. Hanno pure avuto contatti con il Kosovo e l'Albania.
In seguito al ricorso di uno dei tre presunti criminali, nel novembre del 2019, il TF ha ordinato alle autorità vodesi, in una sentenza destinata alla pubblicazione, di stabilire quale fosse il diritto in vigore nei vari Stati. In assenza di trattati che autorizzassero tali misure segrete di sorveglianza senza accordo preventivo, i supremi giudici federali hanno chiesto la distruzione dei dati raccolti fuori dalle frontiere elvetiche.
Istruzioni ignorate
La procura però non ha seguito queste istruzioni, spiega a Keystone-ATS Ludovic Tirelli, avvocato che difende uno dei tre ricorrenti. Invece di verificare il diritto applicabile, la procura ha chiesto alle autorità straniere se avrebbero ammesso a posteriori l'uso delle prove raccolte sul loro territorio.
Parigi, Madrid, l'Aia e Berlino hanno dato il loro accordo, e gli inquirenti, ma anche il Tribunale cantonale vodese, hanno giudicato sufficiente questa legalizzazione tardiva. I giudici di Losanna invece, interpellati dal ricorso dei tre sospettati di traffico di stupefacenti, hanno considerato questo modo di agire inaccettabile e hanno ordinato la distruzione delle prove.
In tre sentenze rese lo scorso 15 febbraio, la prima Corte di diritto pubblico del TF ha stabilito che la giustizia vodese, anche in presenza dell'accordo dei Paesi interessati, non poteva rinunciare all'analisi del diritto applicabile.
Legalizzare lo spionaggio
I giudici federali constatano che la procura non ha richiesto un'autorizzazione preventiva attraverso l'assistenza internazionale in materia penale (AIMP). Non ha neppure avvertito lo Stato interessato non appena stabilito il passaggio della frontiera. Ed è dopo quasi due anni dalle sorveglianze segrete che si è fatto avanti per ottenere un avallo a posteriori.
Poiché l'AIMP si basa sul principio della reciprocità, tollerare questa pratica equivarrebbe ad "ammettere la raccolta di dati in tempo reale sul territorio svizzero da parte di autorità straniere all'insaputa di Berna", scrive TF. In altre parole, significherebbe legalizzare lo spionaggio.
«Ora il Tribunale federale ha messo i puntini sulle i. Ricorda l'importanza dei principi di sovranità e territorialità nelle indagini penali» sottolinea Tirelli. «A meno di violare il diritto internazionale, le autorità svizzere non possono utilizzare prove raccolte all'estero senza il previo consenso degli Stati interessati».
Il TF ordina quindi la distruzione dei dati di localizzazione e delle conversazioni raccolte in Francia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Kosovo e Albania. La giustizia vodese dovrà inoltre pronunciarsi sull'ammissione di prove derivate da quelle raccolte illegalmente.