Halima è studentessa presso il SIT, nel canton Sciaffusa, ma fino a pochi giorni fa viveva ancora in Afghanistan
L'avanzata dei talebani rischiava di mettere a rischio il suo futuro, oltre che la sua incolumità. L'intervento dell'istituto sciaffusano, in collaborazione con il DFAE, le ha permesso però di fuggire e continuare a sognare
SCIAFFUSA - Halima* è una brillante professionista del settore informatico, nonché studentessa presso lo Schaffhausen Institute of Technology (SIT) a Neuhausen am Rheinfall (SH). La crisi in Afghanistan ha impedito a molti di fuggire dalla drammatica situazione venutasi a creare, tra questi proprio H., rimasta bloccata mentre tentava di entrare in Svizzera per continuare gli studi ed essere al sicuro.
La giovane, infatti, ha sì seguito due semestri del master al SIT, ma lo ha fatto online. L'avanzata dei talebani l'ha però spinta a cercare riparo nel Paese che le ha, di fatto, permesso di voltare le spalle alle difficoltà proprie di molte donne afghane istruite e lavoratrici.
La sua incolumità, in particolare dopo la notizia delle esplosioni all'aeroporto di Kabul (alla fine di agosto), è diventata quindi non solo una priorità per il SIT, ma anche oggetto di preoccupazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Unendo le loro forze, l'istituto sciaffusano e il DFAE hanno potuto compiere un mezzo miracolo. La ragazza ha finalmente ricevuto un "pass" che le ha permesso di rimanere in un centro speciale fino a quando non ha potuto essere trasferita su suolo elvetico, nel canton Sciaffusa.
Oltre alla preoccupazione per la propria incolumità, H., nonostante oggi sia al sicuro, teme di veder sprofondare il suo Paese nelle tenebre del passato. «Le mie ultime settimane in Afghanistan sono state piene di ansia e sgomento - ha dichiarato interpellata da Tio/20Minuti -. Mi si era chiuso lo stomaco e non riuscivo a dormire. Mi giungevano notizie terrificanti da ogni angolo della mia amata terra, ero attorniata dalla disperazione di tanti sfollati e vedevo divenire la speranza sempre più flebile. Ero consapevole che se fossi rimasta lì non avrei potuto realizzare i miei sogni; ora mi sento più tranquilla, ma il mio cuore è ancora lacerato».
Un altro motivo di sollievo per la giovane è rappresentato dal fatto che anche la sua famiglia, finalmente, è riuscita a lasciare l'Afghanistan.
«Dopo numerosi giorni di lavoro a fianco del DFAE, siamo sollevati nel saperla in salvo e onorati di essere stati in grado di sostenere il processo di trasferimento in Svizzera - ha sottolineato Carol Fuzzard, MSc Program Manager presso il SIT -. Qui, non solo potrà essere al sicuro, ma potrà anche continuare il suo promettente percorso nell’ambito dell’IT, un settore in costante crescita e alla continua ricerca di professionisti e giovani talenti».
*nome di fantasia per tutelare la sicurezza della ragazza e dei suoi familiari