Un paradosso (che sembra ma non è) di un'annata energetica fuori canone
ZURIGO - Preoccupati da un inverno di crisi energetica tutti quanti stiamo risparmiando, nel frattempo però le aziende elettriche continuano a esportare nei Paesi limitrofi incasellando ricavi da record, anche grazie ai prezzi elevati.
Una situazione paradossale questa, riportata dal TagesAnzeiger che riprende i dati dell'agenzia stampa Awp secondo i quali da gennaio a settembre i fornitori di energia hanno già guadagnato 5,3 miliardi di franchi grazie alle esportazioni. È circa cinque volte tanto rispetto al 2020. E, come se non bastasse, fra queste c'è anche Axpo "soccorsa" dal Consiglio Federale con aiuti per svariati miliardi di franchi.
Ipocrisia? Forse sì, ma è anche vero che tradizionalmente la Svizzera esporta molta dell'energia che produce all'estero perché durante l'estate ne produce molto di più di quanta ne consumi. Inoltre, in molti casi si tratta di quote che sono già state vendute e che devono quindi essere erogate.
Le compagnie garantiscono che «non è stata esportata più energia che negli anni precedenti», anzi, negli ultimi mesi c'è più elettricità nella rete svizzera (parola di Swissgrid) rispetto all'anno scorso. A "falsare" il bilancio, inoltre, ci sono anche i prezzi incredibili (anche attorno al 300%) di questo 2022 che sfalsano completamente la scala dei parametri.
Ma il vero grande fattore di questa forte tendenza all'export riguarda il fatto che l'elettricità può essere immagazzinata solo in misura limitata: nei bacini idrici semplicemente non può starci tutta l'acqua che scende dalle montagne durante l'estate (a causa del disgelo delle nevi).
Ha quindi senso risparmiare energia come chiesto da Berna? La risposta è sì, perché consumando meno elettricità ora si evita di turbinare acqua che potrà rimanere nei bacini per l'inverno. Per un effetto virtuoso questo ci porta a importare meno energia dall'estero e quindi a preservare le riserve di gas dei Paesi vicini, dai quali dipendiamo direttamente.