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SVIZZERA

Una “prepagata” per gli asilanti: «Così si evitano abusi e attività illecite»

L'idea tedesca di una carta di debito su cui “caricare” gli aiuti non dispiace all'Udc, ma non tutti i partiti sono ugualmente entusiasti.
IMAGO / Pond5 Images
Fonte NZZ
Una “prepagata” per gli asilanti: «Così si evitano abusi e attività illecite»
L'idea tedesca di una carta di debito su cui “caricare” gli aiuti non dispiace all'Udc, ma non tutti i partiti sono ugualmente entusiasti.
BASILEA - Una carta di debito su cui vengono “caricati” tutti i contributi sociali, non associata a nessun conto bancario e senza la possibilità di trasferire i soldi all'estero. È questa la trovata tedesca per evitare che rifugiati e richieden...

BASILEA - Una carta di debito su cui vengono “caricati” tutti i contributi sociali, non associata a nessun conto bancario e senza la possibilità di trasferire i soldi all'estero.

È questa la trovata tedesca per evitare che rifugiati e richiedenti l'asilo alloggiati in Germania, versino (oppure semplicemente finiscano per spendere) all'estero i soldi degli aiuti versati loro dallo Stato. Un'idea per combattere i cosiddetti “rifugiati economici” che, riporta la Nzz, non dispiace nemmeno in Svizzera.

A portare avanti la proposta, al momento solo nei cantoni di Basilea Città e San Gallo, è prevedibilmente l'Udc: «Una carta di pagamento di questo tipo riduce al minimo il rischio di abusi e attività illegale, garantisce la tracciabilità dei soldi e ha un effetto deterrente sulle infondate richieste dei migranti economici», riporta una nota stampa del partito.

C'è un disegno analogo anche a livello federale, firmata dal consigliere nazionale democentrista Mike Egger, che sostiene che la carta suddetta non dovrebbe essere prerogativa solo di chi ha fatto richiesta d'asilo, ma anche di chi ha un permesso di soggiorno B e riceve l'assistenza. Una novità, questa, rispetto al sistema analogo in vigore nella vicina Germania da questa estate.

Soprattutto i partiti più progressisti (come il PS ma anche una parte del PLR) sono apertamente contrari all'idea. Al di là dell'aspetto discriminatorio, preoccupa la possibilità che venga a crearsi «un mostro burocratico», come ha argomentato al Blick il consigliere agli Stati Damian Müller.

Fra gli altri aspetti criticati, l’impossibilità di inviare a casa i soldi, in caso il/la richiedente abbia trovato un'occupazione.

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