Riserbo, da entrambe le parti, sui motivi della rottura.
BERNA - L’obiettivo era ambizioso: raggiungere un accordo, una sorta di codice di condotta, fra il sindacato e Uber, la multinazionale americana che offre servizi di trasporto automobilistico privato attivabili attraverso un’applicazione mobile.
Bocche cucite - Ma, le trattative tra l’azienda e Syndicom, durate mesi, sono saltate prima della conclusione dell’accordo. La notizia è riportata dal Tages-Anzeiger. Entrambe le parti non si sbottonano. «A nostro avviso, l’intesa non creava nessun valore aggiunto particolare per i lavoratori», è il commento delle parti sociali. Per Uber, invece, «le trattative vanno considerate come un passo avanti importante. Speriamo di riprendere presto i colloqui».
«Lavoro nero forzato» - In realtà, al netto della conclusione, già lo svolgimento delle trattative costituisce una notizia. La multinazionale, infatti, ha un pessimo rapporto con le parti sociali. Gli autisti non hanno ferie pagate e, in caso di malattia, non guadagnano nulla. Inoltre, sono considerati lavoratori autonomi e non dipendenti. «Il loro metodo si basa sul lavoro nero forzato - spiega Elias Bieri, Unia - è difficile negoziare un codice di condotta. L’azienda non è un partner sociale affidabile».
Tre contratti di lavoro - In generale, come spiega il docente di diritto all’università di Basilea Kurt Pärli, è difficile mettere ordine da un punto di vista normativo. «Per via delle numerose sentenze arrivate dai tribunali, per gli autisti di Uber entrano in gioco diversi contratti di lavoro. Per eludere la sicurezza sociale e il diritto del lavoro, Uber continuerà a raccontare nuove storie». Nello specifico, i contratti sarebbero tre: industria alberghiera (basti pensare a Uber Eats), staff leasing e corrieri in bicicletta. Quale dev’essere applicato? «In caso di controversia - conclude Pärli - l’ultima parola spetta ai tribunali».