Il Consiglio nazionale ha dato il via libera alla nuova legge con 129 voti contro 59.
BERNA - Il commercio transfrontaliero di merci utilizzabili per la pena di morte o la tortura sarà oggetto di controlli più severi. Lo prevede una nuova legge in materia adottata oggi dal Consiglio nazionale con 129 voti contro 59 e 4 astenuti.
«La legge sugli strumenti di tortura - ha spiegato il relatore commissionale Raphaël Mahaim (Verdi/VD) - permette di adempiere a una raccomandazione del Consiglio d'Europa. Essa riprende a sua volta in larga parte il regolamento anti-tortura emanato nel 2005 dall'UE.
La nuova legge - È vietata l'importazione, l'esportazione e il transito delle merci che possono essere utilizzate soltanto per la pena di morte, la tortura o altri trattamenti o pene crudeli, inumani e degradanti. Sono impedite pure la fornitura di assistenza tecnica e la pubblicità.
Eccezioni - Invece le merci che, pur potendo essere usate a questi scopi, possono avere anche altri impieghi, sono soggette a un nuovo obbligo di autorizzazione, che si applica anche all'assistenza tecnica e ai servizi di mediazione che le concernono. Infine, l'attuale controllo all'esportazione dei medicamenti utilizzabili per le esecuzioni capitali non è più soggetto alla legge sugli agenti terapeutici, bensì a quella nuova.
Politica - Da notare che una minoranza UDC ha bocciato la legge poiché a suo avviso il quadro giuridico attuale è sufficiente. «Non si può certo dire che la Svizzera sia un centro dove si riforniscono i torturatori di tutto il mondo», ha sostenuto Manfred Bühler (UDC/BE). La sua proposta di non entrata in materia è però stata bocciata con 120 voti contro 62.
Il dossier passa ora all'esame del Consiglio degli Stati.