Alessandra Stalder è una degli appena 18 diplomati “guardiana degli animali”, ha scelto di dedicarsi a cani e gatti e deve confrontarsi con la concorrenza non qualificata e a basso costo
LUGANO - Ha ragione pure lei in fondo, che dice con la semplicità di una saggezza popolare: "Se studi qualcosa, è per farla". Non in modo certo improvvisato, senza competenza e pezzi di carta che servano a certificarla. Alessandra Stalder, 26 anni di Lugano, voleva dedicarsi a cani e gatti: ma dopo un percorso formativo di tre anni a Locarno, e un raro diploma in “guardiano di animali”, il lavoro restava una chimera. "Ho accettato addirittura un contratto in Securitas, dal 2011 fino all’anno scorso, prima di prendere coraggio. Non volevo rinunciare a una passione".
Solo 18 diplomati in 13 anni in Ticino - È più facile, racconta, in tempo di crisi: mettersi in proprio invece di ostinarsi nella ricerca di un impiego, talora anche qualunque, che non c’è e non arriva. Nonostante la domanda cresca, l’offerta invece langua: dal 2002, anno in cui è stato introdotto il corso in Ticino, sono stati consegnati solo 18 attestati federali di capacità. L’anno più prolifico il 2012, con 7 diplomi, quello più deludente il 2011, appena uno; tre nel 2005, 3 nel 2006, 6 nel 2008, 2 nel 2009, 2 nel 2010 e altrettanto pochi nel 2013. "Quando ho cominciato io, nel 2006, eravamo in 4. Siamo rimasti in due".
Il grande passo. “Mi butto” - Era il 2009, partì per la Toscana e un’esperienza in una clinica veterinaria. "Sono tornata dopo due anni: ma possibilità nel mio campo ancora non ce n’erano. Ho ripiegato su tutt’altro, ho dovuto relegare gli animali a hobby. Ma con i turni il tempo era poco, la frustrazione grande. Così ho deciso di buttarmi in pieno. Realizzare il mio sogno".
Crescere un animale: questione di sensibilità - Consacrar sé stessa al benessere degli animali altrui, offrirsi per dar loro quello che il padrone, fuori casa tutto il giorno per dovere, non riesce a garantire. "Lo vedo nel quotidiano: la gente è sempre più impegnata e non è in grado di badare ai propri cani e gatti come vorrebbe. Rispetto a qualche anno fa, è anche diventata più sensibile: non si accontenta di mandarli in una pensione, specie i gatti".
Il grande cruccio: la concorrenza sleale - A volte, però, si fa bastare lo studente che sbarca il lunario con 15 franchi all’ora e nessuna qualifica. "Ecco il mio più grande rivale. Io vado a domicilio, senza calcolare rimborsi spese per il viaggio, per 30 franchi il cane e 25 il gatto". Prima un appuntamento per conoscere il “cliente”: "La decisione è sua. Se l’animale non mi accetta, se la mia presenza lo mette sotto stress, non lo obbligo: rifiuto il lavoro". In caso contrario si comincia: passeggiate, giochi, primi approcci educativi, pappa e pulizia. "Al momento, ho più gatti che cani nella mia agenda".
“Ci metto l’anima: può bastare?” - Sarà che il cane è il migliore amico dell’uomo: e illude di poterlo diventare a prescindere da ciò che gli si offre. Alessandra, sopra questo punto, non si fa bastare niente: "Ora mi piacerebbe frequentare il corso di assistente di vasca del Centro cinofilo europeo, per aiutare i cani in un’eventuale riabilitazione idroterapica". Più arduo, senza arrivare a tanto, inventarsi amico dei gatti: è con loro che Alessandra può far valere meglio la sua professionalità. "Per certa gente sono “cara”. Ma attenzione: un diplomato che ci mette l’anima e una persona qualunque che lo fa per guadagnare qualche soldo non sono la stessa cosa".