Si ordina la pizza o una bibita al bar e subito arriva l'ospite sgradito.
Non si parla di "boom" di interventi, ma bisogna fare attenzione alle reazioni allergiche alle punture.
BELLINZONA - Che ci si sieda al tavolo di un ristorante per una bibita fresca o per mangiare, la costante di questa estate in Ticino è una: le vespe. Svolazzano sui fiori, nelle piazze, in piscina, nelle aiuole, al bar. Per non parlare dei cestini della spazzatura sparsi per la città.
La NZZ nelle scorse settimane ha parlato di un numero elevato di interventi nella città di Zurigo, con un +50% sul 2019. Un aprile caldo e soleggiato ha permesso alle regine di svegliarsi prima, velocizzando il lavoro delle operaie. Qual è la situazione in Ticino? «Tutto dipende dalla meteo - ci spiega il vicecomandante dei pompieri di Bellinzona Alessandro Darold -. Nel Bellinzonese nel mese di luglio il nostro intervento è stato richiesto una ventina di volte». Circa il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma paragonabile al 2018. «Nel 2019 siamo intervenuti per le vespe ancora in ottobre. Quando piove tendono a restare di più nel nido e con il freddo riducono l’attività».
È invece difficile fare un confronto con gli anni scorsi secondo il vicecomandante del Corpo Civici Pompieri di Lugano Mirko Domeniconi: «Gli interventi sono partiti in anticipo, ma probabilmente perché le persone sono andate meno in vacanza e si sono accorte prima dei nidi di vespe o calabroni». E ipotizza: «Questo potrebbe aumentare la percezione della presenza di questi insetti».
Se per tenere le vespe lontane dal tavolo basterebbe bruciare dei fondi di caffè (così dice il "rimedio della nonna"), altrettanto non si può dire per le punture. Alle quali molti reagiscono con reazioni allergiche. «Dal pronto soccorso di Bellinzona segnalano un leggero incremento delle visite dovute a reazioni locali e sistemiche dopo punture di insetti», ci spiega il responsabile del servizio comunicazione dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC), Mariano Masserini. A Mendrisio e a Locarno, pur non disponendo di statistiche precise, «non sembra esserci stato un aumento». Neppure a Lugano sono attualmente presenti situazioni “fuori norma”.
In ogni caso sempre meglio fare attenzione. «Sono dovuto andare all’ospedale di Mendrisio per la puntura di 15 vespe - racconta un lettore -. Ho accidentalmente toccato un nido che si trovava a terra e mi hanno attaccato. Fortunatamente la dottoressa mi ha curato in tempi record». L'allergia alla puntura di un imenottero si scopre solo una volta che l'insetto ha già colpito. «Se una persona ha una reazione sistemica, anche di grado lieve, vale la pena consultare il medico, perché bisogna chiarire la diagnosi», spiega il dottor Igor Salvadè, allergologo di riferimento per l’Ospedale di Locarno.
Finora sono 7-8 i pazienti che sono stati indirizzati al dottor Salvadè, quando lo scorso anno erano 4-5. «Dopo il lockdown, con la gente che è tornata a uscire e gli ambulatori che hanno riaperto, io un aumento l'ho riscontrato, anche se si lavora su piccoli numeri», ammette. Quali sono i sintomi di una reazione allergica? «L'orticaria è il primo stadio, poi compare l'angioedema (gonfiore). L'asma è lo stadio 3 e si può arrivare fino allo shock anafilattico».
Chi è allergico alla puntura di api e vespe in questo periodo è particolarmente vulnerabile. «L'allergologo - conclude il dottor Salvadè - in questi casi procede all'assicurazione della diagnosi, con un test cutaneo e il prelievo di sangue sottoposto al veleno. Al paziente viene fornito un kit di urgenza dotato della penna con l'adrenalina, oltre all'antistaminico. Negli stadi avanzati, poi, si discute anche la desensibilizzazione (con punture sottocute mensili sull'arco di cinque anni)».