Un video postato da Junge Tat mostra la preparazione del blitz andato in scena sabato pomeriggio nella capitale.
BELLINZONA - Un'azione pensata e congegnata nei minimi particolari. E messa in pratica con precisione, metodo e rapidità. Un vero e proprio blitz, quello proposto sabato scorso da Junge Tat a Castelgrande, che non ha permesso alle forze dell'ordine di reagire in tempo. Con i militanti che si sono dati alla fuga prima dell'arrivo degli agenti.
L'hotspot svizzero - I motivi del raid proposto a Bellinzona dal gruppo di chiara matrice neo-nazista sono apparsi fin da subito cristallini. I militanti hanno infatti oltrepassato (per la prima volta) il San Gottardo per organizzare un'azione di protesta nel cantone che ritengono il maggior «hotspot della migrazione di massa» del Paese e per chiedere al Consiglio federale di agire subito proteggendo i confini, deportando i clandestini e avviando la remigrazione». Anche la decisione di manifestare a Castelgrande - che assieme agli altri due castelli di Bellinzona è stato da qualche tempo ribattezzato la Fortezza - non è probabilmente stata casuale.
«Una non Fortezza» - Oltre alla scritta «Migranti a casa», sullo striscione srotolato dalla Torre Bianca (un'altra scelta simbolica?) era infatti ben visibile il motto "Fortezza Europa" (in tedesco "Festung Europa"), utilizzato dalla propaganda di Hitler e dalla Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale e riportato in auge dai gruppi dell'ultradestra europea che auspicano un giro di vite sull'immigrazione e considerano attualmente «troppo facile» entrare nel Vecchio Continente.
A viso coperto - Nella serata di ieri, intanto, Junge Tat ha postato sul proprio canale Telegram - che conta quasi settemila iscritti - un nuovo video in cui si vede lo svolgimento del raid ticinese. E chi lo ha portato a compimento. Le immagini mostrano infatti due giovani militanti con il volto coperto da una sciarpa bianca con sopra ben in vista la runa Tyr - emblema usato dalle SS e che simboleggiava la vittoria eroica in chiave mitologica - intenti ad appendere lo stendardo sotto le travi in legno del soffitto della Torre Bianca.
Nessun controllo - I due (e il loro cameraman) hanno potuto salire indisturbati n quanto - come ci ha spiegato il direttore dell'Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino (OTR-BAT) Juri Clericetti - l'accesso alla Torre Bianca è libero. «La torre fa parte del camminamento ufficiale messo a disposizione gratuitamente a tutti in quanto Patrimonio mondiale UNESCO. Per questo non esistono controlli». Dopo aver srotolato lo striscione i membri di Junge Tat - come si può ben notare dal video - hanno poi urlato un «forza Svizzera» e acceso dei fumogeni rossi prima di darsi alla fuga.