Al Governo, ora, il compito di stabilire quale sia l'offerta conforme ai bisogni e alle finanze. De Rosa: «Funzionerà? Difficile dirlo»
BELLINZONA - L'obiettivo è chiaro: stringere la cinghia della Sanità. Come? Con la riduzione delle tariffe delle prestazioni mediche erogate dagli studi privati (già in vigore) e un tetto al numero di medici autorizzati a praticare a carico della LaMal.
Il tutto per intervenire in un settore che, fa notare il direttore del DSS Raffaele De Rosa presentando il nuovo regolamento, «incide per il 41% della spesa totale LaMal».
Specialità "a numero chiuso"
Sono 11 le specializzazioni interessate dalla nuova base legale che, ora, passa al secondo step: quella che porterà i Cantoni a dover «stabilire che l'offerta di medici attivi corrisponda ad un approvvigionamento conforme al bisogno e necessario». Un censimento in tal senso è già stato avviato con un tasso di partecipazione attuale di circa l'80%.
L'obiettivo? «Arrivare a regime, al più tardi entro il 30 di giugno 2025, con una limitazione del numero massimo di medici, che sia anche al di sotto di quella che è l'offerta attuale», sottolinea De Rosa. Il tutto allo scopo di «contenere la crescita della spesa e l'evoluzione dei costi».
«Intervenire su sovraofferta e penuria»
Ma non solo, l'intervento risponderebbe a due esigenze diverse che vedono da una parte sovraofferta, «con la necessità di limitare il numero massimo di medici in alcune specializzazioni», dall'altra penuria «quindi offrendo sostegno alla medicina di famiglia, alla formazione o al mantenimento dei presidi sanitari nelle regioni periferiche».
Il regolamento, approvato il 18 di ottobre, entra in vigore dal primo di novembre e riguarda dunque quelle specialità risultate avere in media un tasso d’approvvigionamento superiore al 120% e più di 10 equivalenti a tempo pieno (ETP).
Il "numero chiuso", se così lo si vuole chiamare, riguarderà: anestesiologia, cardiologia, oncologia, nefrologia, neurologia, chirurgia plastica-ricostruttiva ed estetica, dermatologia e venereologia, gastroenterologia, radiologia, chirurgia e chirurgia ortopedica e traumatologia dell'apparato motorio.
Gli "esentati"
Sono invece esclusi i settori di medicina interna generale, medico generico, pediatria, psichiatria e psicoterapia infantile e dell'adolescenza.
«Difficile dire se funzionerà»
«Il sistema, se guardiamo ai costi e al peso dei prezzi di cassa malati, sta diventando insostenibile - conclude De Rosa -. Lo è già per molte fasce della popolazione. È necessario dunque che ciascuno faccia la sua parte. Senza che vi fosse un freno si è visto in un anno crescere il numero di medici (provenienti soprattutto dall'Italia) di circa il 30%. Andiamo a intervenire su una decina di specializzazioni. Fuzionerà? Difficile dirlo».