Il Centro di competenza per tali disturbi segue 170 pazienti.
MENDRISIO - Anoressia, bulimia, attrazione irrefrenabile per il cibo. Una serie di patologie ben note e combattute ormai da anni che però, con il passare del tempo non sembrano arretrare ma anzi a volte prendono slancio anche là dove non ti aspetti. Si nutrono delle ansie generate dal Covid e cavalcano i falsi “esperti” che spopolano sui social.
Un mondo complesso che nasconde sempre, dietro le quantità smodate di cibo ingurgitato o la magrezza spettrale, dei disturbi della sfera emotiva e psichica.
Chi se ne occupa - In prima linea per combattere tali patologie c’è Il Centro di competenza per la presa a carico dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC).
Le cifre - A tratteggiare lo stato attuale dell’arte è la dottoressa medico Claudia Ariemma che subito inquadra il fenomeno con i numeri. «Le ultime cifre, che stiamo definendo nel dettaglio proprio ora, parlano, ad autunno 2023 di 170 pazienti seguiti e 50 in lista d’attesa», spiega la dottoressa che evidenzia come l’emergenza Covid abbia generato una sorta di imbuto che ancora ora ha ricadute sul numero di quanti devono affrontare la prima vista di contatto.
L'analisi - «Il primo colloquio che tengo personalmente serve per valutare la situazione di partenza». Difficile tratteggiare un identikit di chi si rivolge alla struttura anche se «si è decisamente abbassata l’età di quanti, o direttamente o per tramite dei genitori o di altri servizi che ce li indirizzano, si rivolgono al Centro. L’anoressia colpisce soprattutto giovani in fase preadolescenziale, specialmente di sesso femminile, mentre per i pazienti che soffrono di iperalimentazione abbiamo casi di persone più grandi, anche di mezza età che spesso tardano a chiedere un sostegno e poi si ritrovano in situazioni complicate», dice la dottoressa Ariemma. Nel 2022 il 75% dei pazienti che sono stati ricoverati perché bisognosi di seguire un percorso complesso, dove era necessario anche un intervento psicologico, «avevano meno di 20 anni», aggiunge la dottoressa che torna a sottolineare un fenomeno mai scomparso ma che è sempre presente sui social e nel web dove si nascondono minacce devastanti.
Il pericolo web e social - «Penso a quei siti o a quei profili social falsi di persone che propongono modelli di magrezza esasperata e malata che purtroppo fanno presa sulle ragazze fragili. Penso a certi siti, ciclicamente chiusi dalle autorità ma che poi ricompaiono sotto altri nomi, dove persone affette da DCA elargiscono “consigli” disfunzionali. Vengono postati video deliranti del tipo “mangiare una carota in tutto il giorno”, o peggio video con le istruzioni su come vomitare dopo aver mangiato. Un vero disastro».
Il Centro ovviamente analizza la situazione del paziente ma anche «il contesto famigliare, i genitori e tutto quanto può aiutare. Abbiamo inoltre 8 posti dove poter ricoverare i casi che ci sembrano necessitino subito di un intervento da far scattare immediatamente». Un ultimo riferimento è poi alla durata del percorso. «Ovviamente è soggettivo - conclude la dottoressa - La presa a carico globale di un DCA è di circa due anni, tra terapia ambulatoriale e ricovero quando necessario».