Samuele Vorpe: responsabile del Centro competenze tributarie e giuridiche della SUPSI: «La concorrenza degli altri Cantoni esiste».
BELLINZONA - Per Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie e giuridiche della SUPSI, non si tratta di un’opinione ma di un’evidenza: «Bisogna ridurre l’imposizione per i redditi più alti per diventare “fiscalmente” più attrattivi».
Così, due giorni dopo il lancio da parte del comitato Stop ai tagli della campagna per dire no, il 9 giugno, alla riforma fiscale approvata dal Parlamento a dicembre dello scorso anno, il professore di Diritto tributario traccia le linee principali della modifica della legge tributaria, spiegandone la ratio e le necessità.
«Se ne discute da 15 anni» - «La riforma fiscale delle persone fisiche è attesa da diversi anni. Nel 2009, il Centro competenze tributarie, su mandato del Consiglio di Stato, aveva concluso che era necessario un intervento mirato a ridurre le aliquote massime applicabili ai redditi delle persone fisiche, poiché il Ticino, nella Confederazione, era in fondo alla classifica. Sono 15 anni che si discute di questa misura».
I punti principali della riforma - I punti principali più controversi prevedono uno sconto d’imposta generalizzato dell’1,66% e sgravi fiscali per i redditi alti, che vedranno l’aliquota massima scendere dal 15 al 12%. La riduzione sulle imposte per donazioni e successioni e un aumento delle deduzioni per spese professionali sono misure decisamente meno contestate.
Ticino poco attrattivo - Oggi il Ticino fiscalmente è così poco competitivo rispetto ad altri cantoni? «È doveroso premettere che siamo in uno Stato federale. Quindi, i Cantoni possono determinare le aliquote applicabili alle imposte dirette. È un principio cardine del federalismo. Il Ticino ha una struttura fiscale “vantaggiosa” per i redditi bassi, nella media per il ceto medio, poco interessante per i redditi alti, che lo posiziona al di sopra della media svizzera: è lì che bisogna intervenire».
«Occhio alla concorrenza fiscale» - Secondo Vorpe «la concorrenza fiscale esiste e bisogna tenerne conto. Non si può far finta di niente. Basti pensare ai vicini Grigioni che presentano una pressione fiscale più attenuata della nostra. Ora, senza voler arrivare ai livelli di Zugo, sebbene lì a parità di reddito si paghi la metà delle imposte sul reddito, è opportuno cercare di essere perlomeno concorrenziali».
I rischi - Altrimenti, qual è il rischio? «Ci sono da considerare i mancati arrivi, ovviamente difficili da misurare, dei contribuenti facoltosi. Per capirci, quel tre per cento che, da solo, paga il 40% delle imposte. Ma, come dice il Consiglio di Stato, ci sarebbero anche le partenze da considerare: tra il 2016 e il 2020, il saldo fra partenze e arrivi di contribuenti con redditi imponibili milionari è infatti negativo».
I pro - I vantaggi, secondo il professore, sarebbero diversi: «Rientrando nella media svizzera, diventeremmo concorrenziali. Potremmo essere più interessanti come luogo per eleggere il domicilio fiscale per nuovi contribuenti. Non dimentichiamo che la fiscalità è un elemento che incide e non poco nel contesto intercantonale, poiché, a differenza per esempio della sanità, della stabilità politica, della moneta, dei servizi, che sono uguali da Cantone a Cantone, la fiscalità è differente e costituisce un elemento cruciale per la scelta del domicilio».
Bisogna intervenire - ll docente porta il caso dell’Engadina: «Diversi ticinesi con la casa vacanze spostano in quella zona il domicilio. Così pagano meno tasse». Chi è contrario dice che è una riforma per pochi ricchi. «Torno a quanto detto prima - conclude il docente - il Ticino è ben messo per i bassi redditi, nella media per i redditi medi ed è messo male per i redditi alti. È un’evidenza, si deve intervenire per i redditi alti».