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«Quale circo, questa è una "macchina" perfetta»

AGNO«Quale circo, questa è una "macchina" perfetta»

29.08.24 - 10:36
Il circo Medrano raccontato dal direttore ticinese Davide Trentini: «La precisione fa la differenza».
Davide Giordano tio/20min
«Quale circo, questa è una "macchina" perfetta»
Il circo Medrano raccontato dal direttore ticinese Davide Trentini: «La precisione fa la differenza».

AGNO - Acrobati, clown, maschere, giocolieri e tanto altro. Il circo Medrano fa tappa anche quest'anno in Ticino. Dopo i primi spettacoli a Sant'Antonino, ecco che da ieri, 28 agosto, fino al primo di settembre la troupe sarà in scena ad Agno, per poi spostarsi a Mendrisio (San Martino, 3 e 4 settembre), Locarno (via delle Scuole, 6-8 settembre) e Biasca (zona Scuola Media, 10 settembre).

«Tornare in Ticino è sempre un grande piacere. Ci sentiamo a casa ed è un onore poter esibirci nel nostro territorio», ci ha spiegato Davide Trentini, direttore del circo. Davide, nato e cresciuto a Bioggio, dopo la "gavetta" al leggendario circo Orfei, ha preso le redini del Medrano da qualche anno.

Cosa ti ha spinto a prendere la direzione del circo?
«Questo passo nasce dalla voglia di poter continuare una tradizione e un mestiere del circo che in Svizzera è ben radicato. Negli ultimi quindici anni tante famiglie storiche, per diversi motivi, hanno deciso di gettare la spugna. È un peccato, la Svizzera ha bisogno di una forte pluralità di spettacoli. Quindi la voglia nasce proprio dalla convinzione di poter continuare una tradizione radicata nel nostro paese, quindi di poter salvaguardare una cultura circense».

Come è nata la tua passione per questo mondo?
«Il circo mi ha sempre affascinato, fin da piccolo. Ricordo con piacere le uscite scolastiche alle elementari oppure anche all'asilo al circo. Ho avuto in seguito la fortuna di poter lavorare in Italia per ben tre anni al Circolo della famiglia Orfei, dove ho imparato diversi trucchi del mestiere. Così ho deciso di aprire la mia attività».

La vita che ruota attorno al circo è avvolto da un'aura quasi leggendaria, cosa significa vivere in questo ambiente?
«È la vita più bella che si possa desiderare. Ogni giorno è diverso e pieno di imprevisti. Ma naturalmente per vivere in un circo la precisione e l'organizzazione sono essenziali. Niente è lasciato al caso. Anzi, serve una programmazione maniacale perché il circo si sposta ogni due o tre giorni per raggiungere nuove località. Sono inoltre gli stessi artisti che si occupano del montaggio e dello smontaggio del capannone. Attualmente il nostro team conta circa trenta persone provenienti da ogni angolo del mondo. Bisogna quindi adattarsi e cercare di poter convivere tutti insieme. Ognuno ormai ha le sue idee, le sue religioni, ma si fa comunque del proprio meglio per poter vivere quotidianamente tutti insieme».

Qualche pregiudizio da sfatare?
«Capita spesso e volentieri di sentire, parlando magari con diverse persone, la classica battuta spregiativa "Qui è peggio che un circo". Se solo fosse come il circo, perché il circo è una macchina organizzativa perfetta. Senza questa precisione sarebbe impossibile spostarci da una località all'altra e organizzare spettacoli così complessi». 

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