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BELLINZONATemono che torni, ma lui è in prigione

19.09.24 - 07:30
Il 30enne che ha dato fuoco due volte in 24 ore a un appartamento si trova in carcere preventivo. Nella palazzina si sfiora la paranoia.
Lettore Tio.ch
Temono che torni, ma lui è in prigione
Il 30enne che ha dato fuoco due volte in 24 ore a un appartamento si trova in carcere preventivo. Nella palazzina si sfiora la paranoia.

BELLINZONA - Al numero 11 di Via Caratti a Bellinzona non si dormono sonni tranquilli. A fine agosto un 30enne eritreo ha dato fuoco per due volte in 24 ore al suo appartamento. Il culmine di una serie di episodi controversi. E nonostante al momento l'uomo si trovi in carcere (e sia stato sfrattato), la paura che torni di nuovo sul posto sfiora la paranoia.

Carcere preventivo – La conferma della carcerazione del 30enne arriva dal Ministero pubblico interpellato da tio.ch. «Il 30enne cittadino eritreo – spiega il portavoce – si trova attualmente in stato di carcerazione preventiva. La misura restrittiva della libertà è stata nel frattempo confermata dal giudice dei provvedimenti coercitivi per un periodo di tre mesi. Al momento, per quanto riguarda l’inchiesta, si attende l’esito di una perizia psichiatrica».

La paura – Nello stabile di Via Caratti tuttavia la serenità è ancora lontana. «Parlo spesso con gli inquilini – sussurra il custode –. Qui ci sono 20 appartamenti. Quello che è capitato ha sconvolto tutti. La polizia era di casa. Ma lui è sempre tornato dopo i suoi disastri. E quindi abbiamo paura che in qualche modo torni anche stavolta, anche se il suo appartamento è distrutto dalle fiamme. Prima o poi dal carcere uscirà...»

«Viveva in mezzo ai rifiuti» – La mente del custode balza all'indietro. A una notte dello scorso febbraio, quando il 30enne aveva lanciato dalla sua finestra, spaccandola, sia il televisore sia una vagonata di immondizia. «Purtroppo lui viveva in mezzo ai rifiuti – racconta –. Il suo appartamento era perennemente pieno di immondizia. L'anno prima, sempre durante una notte, si era picchiato con altre persone. C'era sangue sul muro. Per noi era diventato un incubo».

Alcol – Il 30enne eritreo abusava di alcol. A tal punto da risultare problematico anche al di fuori delle mura di casa. Alcuni testimoni raccontano che più di una volta aveva causato risse nei locali della regione. Anche per questo era noto alle forze dell'ordine. «Beveva tanto – dice il custode –. E questo alterava la sua quotidianità».

Il fuoco nel braciere – La paranoia attorno alla palazzina è talmente alta che di recente è stata allertata la polizia per un falso allarme. C'era chi credeva di avere visto il 30enne nei pressi nello stabile. «Nella testa della gente – riprende il custode – forse è rimasto anche quel suo modo di fare strano. Accendeva il fuoco al centro dell'appartamento, con un braciere. Inizialmente aveva spiegato che si trattava di un rimedio visto che aveva le piastre del fornello guaste. Gliele abbiamo fatte riparare. Ma forse ha continuato ad accendere il fuoco dove non doveva».

«Vogliamo che non torni più qui» – Il custode guarda avanti. E lancia un appello alle autorità. «È una persona che necessita di essere seguita. Magari la si può anche aiutare. Noi vogliamo che non torni più qui».

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