Il papà di tutti gli sparatutto compie un quarto di secolo, e senza di lui non avremmo nemmeno “Fortnite“: «Era un prodigio di tecnica ma anche di gameplay»
LUGANO - Creato da una marmaglia di giovanissimi (e sregolati) geni di id software, “Doom” – così vuole la leggenda – sbucò fuori in qualche modo da un ufficio in un anonimo palazzo di Mesquite (Texas).
Violento, velocissimo e tecnicamente impressionante, a partire da quell'8 dicembre 1993 si diffuse a macchia d'olio nei campus universitari Usa grazie all'allora embrionale rete internet finendo poi per sconvolgere per sempre il mondo del videogioco.
Non era la prima volta che su computer si sparava in prima persona ma non lo si era mai fatto con una grafica, un motore e in un mondo così. A vederlo oggi, con tutti i suoi pixeloni, fa un po' tenerezza ma – ai tempi – appariva tanto terrificante quanto trasgressivo.
Ambientato un po' su Deimos (una delle lune di Marte) e un po' all'inferno vedeva un marine armato fino ai denti alle prese con diavoli di ogni sorta. Al successo di nicchia del primo episodio (era venduto per corrispondenza) seguì quello di cassetta di “Doom 2” (in scatola) e poi le innumerevoli conversioni per console di entrambi. E il resto è leggenda.
«Cambiò davvvero tutto» - «Per me è stato il primo gioco davvero tosto a cui abbia mai giocato su Pc» ricorda Davide Canavesi, gamer d'assalto e caporedattore di Joypad.ch, «come sparatutto, prima c'era stato “Wolfenstein 3D” ma “Doom” era tutta un'altra cosa. Ha segnato il genere e lo ha ricreato: ha anche marchiato a fuoco la mia giovane mente (ride)». C'erano le pallottole e i demoni, sì, ma non solo: «Era pieno di segreti, oltre alle battaglie c'era anche una componente di caccia al tesoro. Non era solo un prodigio di tecnica ma anche di gameplay».
«Quella volta con Romero a Milano» - «A folgorarmi è stata l'ambientazioine gotica, con quei corridoi e quelle cripte spaventose», ci racconta Luca Roncella del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano che su “Doom” ha pure realizzato una mini-mostra nel 2016 nell'ambito della Milan Gamesweek. In quell'occasione la visitò anche uno dei creatori, John Romero: «Se la guardò con molto interesse facendo un sacco di commenti! Apprezzò particolarmente la versione per Playstation definendola “Un'ottima conversione“. Di lui ricordo un'allure da rockstar – unghie smaltate, capelli lunghi e giacca con i teschi – ma comunque molto nerd e sulle sue».
Nel 2016 il remake: «Degno successore» - Dopo anni (e anni) di silenzio Bethesda decide di riaprire le porte dell'inferno con un remake/reboot per Playstation 4, Xbox One e Pc. Nel 2016 (ri)esce “Doom” un gioco completamente nuovo che prende spunto dal titolo del 1993: «È a tutti gli effetti un degno successore spirituale», commenta Canavesi, «l'idea vincente è stata quella di riproporne lo spirito in chiave più adatta ai tempi odierni. Quindi ancora più adrenalina e violenza e poi la terza dimensione!»